Dopo le consultazioni che si sono tenute a Bamako dal 10 al 12 settembre, il Comitato nazionale per la salvezza del popolo (Cnps) ha pubblicato lo “statuto” per l’istituzione di un governo provvisorio che durerà 18 mesi, fino all’organizzazione di nuove elezioni, con a capo un presidente ad interim che potrebbe essere «un membro dell’esercito o un civile».

Il Movimento 5 giugno (M5- Rfp) – la coalizione formata da leader religiosi, membri della società civile ed esponenti dell’opposizione che ha guidato la protesta contro il presidente Ibrahim Boubacar Keita (deposto poi nel golpe dello scorso 18 agosto) – ha respinto il «documento di transizione», chiedendo con forza «un ritorno al potere da parte dei civili».

In un comunicato inviato domenica alla stampa il M5 rileva che «il documento finale letto durante la cerimonia di chiusura non era in accordo con le deliberazioni risultanti dai lavori della consulta e non riflette le opinioni e le decisioni del popolo maliano». Quindi «il M5-Rfp denuncia intimidazioni, pratiche antidemocratiche e sleali degne di un’altra epoca» e sottolinea «il mancato riconoscimento del suo ruolo».. Lo statuto conclusivo, che non è stato immediatamente pubblicato, è stato redatto dopo tre giorni di incontri tra i membri del Cnps, gruppi della società civile, partiti politici e rappresentanti del Movimento 5 Giugno, i quali avevano subito messo in evidenza le divergenze con la visione della giunta militare, chiedendo un ruolo di primo piano nella transizione.

Il portavoce dei negoziati, Moussa Camara, ha specificato che ci saranno tre organi transitori: un consiglio nazionale di transizione che fungerà da assemblea nazionale composto da 121 membri divisi tra militari, partiti politici e società civile; un primo ministro nominato dal consiglio nazionale a capo di un governo di 25 persone e un vice-presidente, scelto direttamente dal Cnps, che avrà il controllo della difesa, della sicurezza e della riforma dello Stato. «La figura del presidente – ha aggiunto Camara – sarà selezionata da elettori scelti dall’attuale governo militare». Secondo le opposizioni, il documento adottato resta «ambiguo» e non risolve la questione cruciale della presidenza.

La lotta tra militari e civili sulla transizione dipenderà anche dai partner internazionali, a cominciare dalla Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Cedeao) che la scorsa settimana ha richiesto «una transizione guidata da civili». Dopo aver imposto un embargo sui flussi commerciali e finanziari, chiudendo i confini con il Mali, la Cedeao concede alla giunta tempo fino a oggi, martedì, per nominare un presidente civile e un premier, pena ulteriori sanzioni.

Ma i risultati raggiunti nei colloqui fanno sperare il colonello Assimi Goita, nuovo uomo forte del paese – «nell’avvento di un nuovo Mali, democratico, laico e prospero».