Gli effetti del Covid-19 in Africa sono ancora poco evidenti. Tutti i Paesi hanno adottato misure restrittive, la percezione delle persone è ancora debole e la chiusura non è totale, perché come ha dichiarato Kizito Sesana, missionario in Kenya, durante un dibattito organizzato dalle riviste Africa e Africa e Affari «c’è il rischio di rivolte». La maggioranza delle persone deve uscire di casa tutti i giorni per procurarsi il reddito necessario per arrivare a fine giornata con qualcosa da mettere in tavola. A Nairobi, prosegue Kizito, «almeno 2,5 milioni di persone sono in questa condizione».

Emerge, per chi non se ne fosse ancora accorto, che nei Paesi subsahariani convivono due economie: la prima quella di una classe agiata e di tutti coloro che hanno un’entrata costante – al massimo il 30% della popolazione -, la seconda cosiddetta economia informale, capace di generare posti di lavoro, reddito e capacità di risparmio per la maggioranza degli abitanti. Sono economie che vivono su due livelli diversi, sia in senso stretto che in senso figurato. Una parte «sta in alto», legata economicamente con il resto del mondo, perché la tecnologia che sostiene la rete globale permette di lavorare e comunicare via etere. L’altra parte è attaccata alla terra, lavora in strada: mercati locali, pezzi di stoffa sui marciapiedi del centro, riciclaggio, artigianato di strada, tutte attività economiche incorporate nel sociale in antinomia con la social distancing. Chi vive della prima economia può stare a casa, tutti gli altri non possono. Al momento, almeno tra la gente, continua Kizito «non c’è la consapevolezza che qualcosa di grave sta per arrivare, si scherza». Ma il governo del Kenya appare determinato: ieri è stato arrestato il vice governatore della contea di Kilifi, Gideon Saburi, per non aver rispettato le misure di isolamento.

[do action=”citazione”]Al momento in Africa si segnalano 7.246 persone contagiate e 294 decessi. Il Sudafrica è il Paese con maggiori contagiati 1.505, seguito da Algeria 986, Camerun 306, la maggior parte dei Paesi è sotto i 100 contagi. In Burkina Faso vi sono 261 contagiati a partire dalla vice presidente del parlamento Rose-Marie Compaore.[/do]

«Tutti pensavano che era la malattia dei ricchi, si sono ammalati sei ministri e imprenditori che viaggiavano all’estero, ma ora scende verso le altre classi sociali – racconta l’educatore e scrittore burkinabè Adrien Cleophas Dioma – ma stiamo reagendo».

Il tema è, secondo l’immunologo Vittorio Colizzi, se le tante infezioni e malattie che hanno circolato per il continente abbiano creato una trained immunity: abbiano addestrato l’organismo a reagire con più forza al Covid-19. In questo senso la vaccinazione Bcg (vaccino contro la tbc) che fanno i bambini potrebbe favorire una reazione positiva. Sono Paesi, racconta il dottor Alessandro Campione, attivo in Mozambico e Sudafrica, «più abituati a questo tipo di emergenze e reagiscono meglio. Quello che manca sono i mezzi: ospedali, respiratori, letti».

L’economia resta l’aspetto che preoccupa di più. Secondo la Commissione economica per l’Africa dell’Onu il continente potrebbe perdere metà del suo Pil e la crescita si ridurrà dal 3,2% all’1,8%. Con il prezzo del petrolio passato da 65 a 30 dollari al barile si stima che i Paesi esportatori perderanno 100 miliardi di dollari (20 miliardi per la sola Nigeria). Poi ci sono gli effetti sul turismo, la diminuzione degli investimenti e anche la diminuzione degli aiuti allo sviluppo. Ma, afferma Massimo Zaurrini di Africa e Affari, «verrà a mancare valuta pregiata che serve ad acquistare beni fondamentali come medicine e beni alimentari. Ma potrebbe anche essere un’occasione prosegue Zaurrini, per far crescere la produzione interna e un mercato intra-africano».