Non si possono più accettare il genocidio in atto nella Striscia di Gaza e la gravissima crisi umanitaria che mette a rischio chi riesce a sopravvivere. L’apertura di corridoi umanitari in sicurezza deve essere garantita in maniera permanente, non per concessione del governo israeliano. Va preteso immediatamente il cessate il fuoco. L’AOI, l’Associazione delle Organizzazioni Italiane della società civile di solidarietà e cooperazione internazionale, ha condannato Hamas per l’attacco del 7 ottobre, chiesto il rilascio immediato delle persone private della libertà e preteso il rispetto del diritto internazionale a Gaza invasa dalle forze militari di Israele. Il 1 novembre, per ragioni di impossibilità nel garantire l’operatività nella Striscia, gli ultimi cooperanti delle Ong italiane sono stati evacuati. Lo staff locale continua ad essere operativo, nonostante gli uffici distrutti e lo stato di pericolo costante.

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AOI, come altre realtà, sta raccogliendo fondi per far arrivare aiuti nella Striscia e già alcuni invii sono giunti a destinazione, grazie alla rete di partner locali e internazionali. Il sostegno alla popolazione civile palestinese, soprattutto quella di Gaza, colpita da una punizione collettiva, non può essere lasciato alla libera iniziativa delle associazioni sostenute volontariamente dai cittadini. Le organizzazioni italiane aspettano una risposta certa da parte del governo per il mantenimento degli impegni presi con le organizzazioni del sistema Onu e con le Ong a Gaza e in Cisgiordania. Impegni che devono essere intensificati in un’emergenza così grande, con più di 1.500.000 civili sfollati in situazioni di assoluta precarietà e centinaia di migliaia persone nella zona Nord isolate, a partire dai feriti ricoverati negli ospedali.

In tutta Gaza non vi sono ‘safe zones’. Gli ultimi dati raccolti parlano di 10.569 morti e 26.745 feriti; 171 le vittime in Cisgiordania, 2386 i feriti; 2.260 dispersi. Cifre impressionanti se paragonate a quelle delle vittime civili dal febbraio 2022 della terribile guerra in Ucraina: 9.806 morti, 17.962 feriti. Il segretario generale delle Nazioni unite chiede il cessate il fuoco e si dichiara «inorridito» dalla situazione umanitaria a Gaza, appellandosi al rispetto del diritto internazionale da parte della potenza occupante. Il capo dell’Ufficio dell’Alto Commissariato dei Diritti Umani a New York ha posto fine al proprio mandato affermando che le Nazioni Unite hanno di nuovo fallito, nel loro dovere di difendere il diritto internazionale. Le sue parole sono pesanti come pietre, e definiscono ciò a cui stiamo assistendo nella Striscia di Gaza «un caso di genocidio da manuale», frutto di «un’ideologia coloniale etno-nazionalista». Il direttore generale dell’OMS si dichiara «completamente scioccato» dagli attacchi ad ospedali e ambulanze. Per il Portavoce dell’Unicef Gaza è un cimitero di migliaia di minori.

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A queste voci si uniscono quelle di milioni di persone che nelle piazze di tutto il mondo chiedono la fine dell’assedio e del genocidio nella Striscia; tra loro, molte cittadine e cittadini israeliani. Le violenze di Hamas non giustificano decenni di negazione dei diritti del popolo palestinese, né l’occupazione illegale e l’impunità dei governi di Israele di fronte ad almeno 70 risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che condannano queste pratiche e impongono il rispetto della legalità internazionale. L’atteggiamento prevalente in Italia di stampa e media è discriminatorio verso chi condanna le violazioni e i crimini israeliani, rischiando l’accusa di antisemitismo. Esponenti di governo definiscono razziste associazioni come Amnesty o giustificano pubblicamente le stragi di civili a Gaza come un danno collaterale.

Le Ong sono di nuovo sotto attacco con l’accusa di finanziare partner palestinesi collusi con i terroristi. Le opposizioni in Parlamento devono reagire con una posizione unitaria e forte, perché insieme alla vita di milioni di persone è a rischio la tenuta della democrazia nel nostro Paese.

* Presidente AOI, Associazione Organizzazioni di Solidarietà e Cooperazione Internazionale Italiane