A cadere è uno degli ultimi governi socialisti superstiti d’Europa. Investito da un’inchiesta giudiziaria, ieri il primo ministro portoghese António Costa, a capo di un esecutivo monocolore nato grazie alla maggioranza assoluta ottenuta dai socialisti nel 2022, si è dimesso.

Durante la conferenza stampa di commiato Costa ha affermato di «avere la coscienza pulita» e di ignorare quali siano gli atti ritenuti illeciti dal Tribunale supremo, chiarendo però che il semplice avviso della Procura generale dell’apertura di un’indagine lo obbliga a farsi da parte.

«Ho l’obbligo di preservare la dignità delle istituzioni democratiche. Non sono al di sopra della legge, se esiste qualche sospetto dev’essere chiarito» ha spiegato Costa, rivendicando con “orgoglio” di aver rafforzato, durante il suo mandato, il contrasto alla corruzione. «Non ho coscienza di aver commesso alcun atto illecito» ha aggiunto il premier dopo aver rimesso il suo mandato al presidente Marcelo Rebelo de Sousa (che nel frattempo aveva incontrato la procuratrice generale della Repubblica Lucília Gago) e di escludere un’eventuale ricandidatura alla guida del paese.

L’ANNUNCIO DI COSTA è giunto poche ore dopo l’arresto di due suoi stretti collaboratori, accusati di gravi irregolarità nella concessione dei permessi per lo sfruttamento di due giacimenti di litio e la produzione di “idrogeno verde”. Accusati di “prevaricazione”, corruzione attiva e passiva e traffico di influenze, sono finiti in manette l’imprenditore Diogo Lacerda Machado, amico e consulente personale di Costa – che in passato gli ha affidato importanti incarichi, come la nazionalizzazione della compagnia di bandiera Tap – e il capo di gabinetto del primo ministro, Vitor Escária. Agli arresti sono finiti anche il sindaco di Sines, il socialista Nuno Mascarenhas, e due amministratori dell’impresa Start Campus.

La Procura generale ha inoltre aperto un’inchiesta contro il ministro delle Infrastrutture João Galamba e il presidente del consiglio direttivo dell’Agenzia portoghese per l’Ambiente, Nuno Lacasta.

ALL’ALBA DI IERI centinaia di agenti hanno realizzato 42 perquisizioni, entrando anche nella residenza ufficiale del capo del governo a Palazzo di São Bento, e nelle sedi del ministero delle Infrastrutture e dell’Ambiente.

La maggior parte  degli indagati e degli arrestati era già finita nelle maglie della giustizia per favoritismi nell’aggiudicazione di appalti e altre irregolarità. In questo caso il Tribunale supremo sospetta che gli esponenti politici imputati abbiano favorito il consorzio formato dalle imprese Edp, Galp e Ren per sbloccare, nel 2019, le procedure per la produzione di elettricità, tramite l’utilizzo di idrogeno, in un impianto di Sines, località portuale e industriale a sud di Lisbona. A Sines dovrebbe sorgere uno dei più grandi data center europei alimentati al 100% da energia verde, realizzato dalla Start Campus, dando vita a un polo in grado di attirare 3,5 miliardi di investimenti e creare migliaia di posti di lavoro.

NEL MIRINO DELLA PROCURA, come detto, anche le procedure adottate per consentire lo sfruttamento dei giacimenti di litio scoperti nelle località di Montalegre e Covas do Barroso, al confine con la Galizia. A maggio l’azienda britannica Savannah Litium ha ricevuto dall’Agenzia portoghese per l’Ambiente l’autorizzazione a procedere nel sito di Barroso, nonostante le proteste suscitate dal fatto che la miniera, dall’elevato impatto ambientale, sorge nell’unico territorio del paese dichiarato dalla Fao “Patrimonio agricolo di rilevanza mondiale”. Il litio presente nei giacimenti in questione, inoltre, è di scarsa qualità.

A SEGUITO DELLE DIMISSIONI di Costa, il presidente della Repubblica ha deciso di incontrare domani i leader dei gruppi parlamentari e di convocare giovedì il Consiglio di Stato. Secondo la stampa portoghese Rebelo de Sousa quasi sicuramente scioglierà l’Assemblea della Repubblica e convocherà elezioni anticipate.

Un passo chiesto a gran voce dalle opposizioni di destra, soprattutto dai populisti di Chega, che avevano già reclamato in mattinata la rinuncia del premier socialista. I comunisti e il Blocco di Sinistra, che dal 2015 hanno sostenuto per alcuni anni Costa per poi passare all’opposizione, hanno censurato le dichiarazioni “giustizialiste e populiste” dei leader della destra e hanno invitato ad attendere che la giustizia faccia il suo corso. I socialisti criticano la Procura e parlano di «accuse ingiustificate e inconsistenti».

GLI AMBIENTALISTI del movimento Climáximo, invece, denunciano che «il processo di installazione dell’energia verde in Portogallo si è basato su un’offerta costante di sostegno pubblico all’industria privata, senza contropartite (…) creando le condizioni perfette per la corruzione».