Come spesso accade al festival di Cannes, il film di apertura dà il «la» a tutta la programmazione. Carax con Annette, ha cantato il mondo dello spettacolo. Verhoeven con Benedetta lo ha celebrato innalzandolo come un’estasi di gioia sensuale. La storia ispirata alla vita vera di una monaca benedettina vissuta nell’Italia medievale e accusata di atti «bestiali» (ovvero omossessuali) diventa nella messinscena del regista olandese (ispirata al libro della storica americana Judith C. Brown, Immodest Acts) una costante progressione di ogni tipo di eccesso. NELL’ARTE dell’enormità, Verhoeven è senza rivali. Domina completamente delle sequenze che toccate da altre mani risulterebbero...