“Este assunto è tóxico”, “è un tema tossico”. Così, riporta virgolettato il quotidiano Expresso, ha reagito il governo portoghese di centro-destra alle dichiarazioni sul passato coloniale proferite da Marcelo Rebelo de Sousa, Presidente della Repubblica, due giorni prima delle celebrazioni del 25 aprile. In un incontro con giornalisti stranieri, Marcelo ha dichiarato che il Portogallo “assume totale responsabilità” e che, se ci sono “azioni che non sono state punite, responsabili che non sono stati arrestati, beni saccheggiati e non restituiti, vedremo come fare per porre rimedio”.

Dichiarazioni che non potevano che creare scompiglio. Il governo, che non era stato avvisato, si è smarcato immediatamente e ha espresso preoccupazione rispetto alla presenza, ai festeggiamenti del 25 aprile, dei rappresentanti delle ex-colonie africane (Paesi di lingua ufficiale portoghese, PALOP). Per il segretario del partito di destra estrema, Chega, André Ventura, le frasi di Marcelo sarebbero “tradimento della patria”. I partiti di sinistra hanno evitato di commentare – hanno in realtà criticato Marcelo per altre affermazioni della stessa giornata. Il governo brasiliano, da canto suo, ha espresso soddisfazione, chiedendo che seguano azioni concrete.

Non è la prima volta che Marcelo smuove le acque del dibattito portoghese. Esponente di centro-destra, star televisiva ma da lungo fuori dai partiti, ha già in passato espresso posizioni, rispetto alla storia coloniale, che sono avversate dalla sua parte politica ma anche, in realtà, dalla maggioranza di un paese che ha sempre preferito guardare dall’altra parte. Allo stesso tempo, Marcelo sa che, in un sistema semi-presidenziale, non compete a lui mettere in pratica eventuali riparazioni. E, lo stesso Marcelo, notizia di pochi giorni fa, aveva segretamente insignito, postumo, il Grande Collare dell’Ordine della Libertà a António de Spinola, militare di destra che aveva prima partecipato al 25 aprile e, l’anno seguente, a un tentativo fallito di golpe reazionario, finendo per essere esiliato.

Il passato coloniale è uno dei grandi silenzi delle celebrazioni del 25 aprile. Non sempre viene ricordato che la “rivoluzione pacifica” del 25 aprile è in realtà il risultato, soprattutto, di quasi 15 anni di guerre coloniali in Africa. Le destre, che celebrano il 25 aprile con alcun distacco, preferiscono non pensare alla questione coloniale. Cosa sempre più difficile, a causa della crescita dei movimenti antirazzisti, spinti da nuove generazioni di portoghesi afrodiscendenti. La sinistra del Bloco de Esquerda è espressamente favorevole alle riparazioni, il Partito Comunista nicchia.

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Le ultradestre, di converso, iniziano a rivendicare la storia imperiale, prima sottilmente, ora sempre più apertamente. Il Partito Socialista dovrebbe essere favorevole alle riparazioni, ma in otto anni di governo ha evitato di sollevare la questione – ne ha sollevate altre, come il razzismo dentro il paese, però.

È in questo contesto, di crescente conflitto intorno alla memoria storica, che si sono festeggiati i 50 anni dalla rivoluzione dei garofani.

Nella notte tra 24 e 25 aprile, era programmato l’Arraial dos Cravos, la Festa dei Garofani, evento che si realizza da alcuni anni nel Largo do Carmo, uno dei luoghi della rivoluzione in centro storico a Lisbona. Alcuni giorni prima, però, il governo municipale di centro-destra aveva ritirato il sostegno logistico all’iniziativa, spingendo gli organizzatori a cancellare l’evento. Eppure, migliaia di attivisti hanno invaso la piazza, cantando Grândola Vila Morena.

Proprio mentre, alle celebrazioni ufficiali in parlamento, si intonava la canzone di Zeca Afonso, che diede inizio alla rivoluzione, Chega ha abbandonato l’emiciclo – da domani, chi accusa il partito di neofascissmo avrà un argomento in più.

Alla grande manifestazione in Avenida da Liberdade a Lisbona, tra le destre c’era solo il partito ultraliberale, di recente fondazione, Iniciativa Liberal, che, però, fa un percorso diverso per marcare la sua differenza: d’altronde, è il partito che festeggia anche il 25 novembre 1975, il golpe di destra che segnò la fine del periodo rivoluzionario. Ma, soprattutto, c’erano tutte le sinistre e la forza popolare: quella dei 50 anni è stata, senza dubbio, la più grande manifestazione da decenni. Lo spirito antifascista è ancora potente nelle strade di Lisbona.