Il Parlamento Europeo ha detto sì alla proposta italiana di dare vita a un «Cern della salute» elaborata dall’economista della Statale di Milano Massimo Florio e sostenuta dal Forum Disuguaglianze Diversità guidato dall’ex-ministro Fabrizio Barca. Il rilancio della ricerca pubblica biomedicale a livello continentale contro lo strapotere delle aziende farmaceutiche private è una delle proposte contenute nel «Rapporto sulle lezioni della pandemia di Covid-19» su cui mercoledì i parlamentari europei sono stati chiamati a esprimersi. «C’è stata battaglia in aula sugli emendamenti. Ma si è vinto» racconta Barca. «Ci ricorda che proposte a un tempo rigorose e visionarie possono farcela. Grazie anche all’impegno e alla passione di europarlamentari che ci credono».

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Tuttavia, il voto di  favorevole di 385 deputati contro 193 contrari (63 gli astenuti) da solo non basta a realizzare l’infrastruttura pubblica di ricerca e sviluppo in campo farmaceutico che sperimenti un modello diverso da quello basato sui brevetti. La proposta del «Cern della salute» è solo una delle sessanta raccomandazioni alla Commissione Europea contenute nel rapporto, talvolta in contraddizione tra loro. Infatti, accanto al riconoscimento che senza investimento pubblico i vaccini contro il Covid non sarebbero mai arrivati, il testo sottolinea anche «i benefici di una giusta e affidabile tutela della proprietà intellettuale (cioè i brevetti delle multinazionali, ndr) nello stimolare e sostenere la ricerca, la produzione e lo sviluppo in campo medico». Dunque, nonostante il voto la campagna continua. Gli ultimi ad assicurare il loro sostegno sono tre nomi importanti già insigniti del premio Nobel come l’economista indiano Amartya Sen, lo scopritore statunitense delle onde gravitazionali Barry Barish e il fisico italiano Giorgio Parisi.