Tra i film che hanno riempito lo schermo del Grand Palais Lumière quest’anno, Drive my car è quello che ha messo tutti d’accordo. Per provare a spiegare perché, bisogna in un primo momento esporre il progetto del film rispetto all’ambizione di un melò tradizionale, che è quella di farci sentire quello che provano i protagonisti dell’intrigo. Nell’adattare con molte libertà la cortissima novella «Drive my car», contenuta nella raccolta di Haruki Murakami Uomini senza donne (Einaudi 2015), il regista giapponese Ryusuke Hamaguchi ha messo l’asticella ben più in alto. Un piano al di sopra, per così dire, di altri drammi...