Dalla spessa coltre di nebbia che avvolge la decisione romana sulle Olimpiadi 2024, emerge la sagoma di uno stadio. Il nuovo centro direzionale della Roma, infatti, inizia in qualche modo a prendere già forma, mentre c’è ancora buio fitto sulle prossime mosse di Virginia Raggi riguardo la candidatura della Capitale, e su quali atti amministrativi dovranno essere precisamente formalizzati (nemmeno gli uffici tecnici del comune sanno ancora rispondere esattamente alla domanda).

Ieri l’incontro in Campidoglio tra la sindaca e James Pallotta, è stato – a detta di entrambi – «molto positivo». «Eccellente», addirittura, per il bostoniano presidente della Roma che si è sbilanciato fino a prevedere l’inizio dei lavori «entro la fine dell’inverno prossimo» e l’inaugurazione del nuovo stadio di Tor di Valle a «primavera 2019».

Più tiepidina, Raggi ha negato di aver approfondito il discorso sulla costruzione del nuovo stadio: «È stato un incontro cordiale di conoscenza. Si è parlato di una possibile collaborazione tra il Comune e la società per iniziative non solo legate al calcio ma allo sport in generale, in particolare a progetti dedicati ai più giovani», ha scritto la sindaca su Fb una volta congedati tutti i partecipanti alla riunione, durata oltre mezz’ora, il vicesindaco con delega allo sport Daniele Frongia, gli assessori Meleo e Berdini, i vertici dell’As Roma e il responsabile del progetto di Tor di Valle David Ginsberg.

«Tra gli obiettivi reciproci c’è quello di dare nuova linfa alle strutture e agli impianti sportivi della città – è la versione della sindaca affidata ai social network – Ci siamo dati l’impegno di riparlare dello Stadio della Roma prossimamente con gli assessori competenti e nel corso della conferenza dei servizi che tratterà degli aspetti più tecnici».

E di problemi «tecnici» di cui parlare in conferenza dei servizi – che durerà sei mesi e la cui prima seduta è fissata per il prossimo 3 novembre – ce ne sono molti: dal volume delle cubature alla questione della sussistenza dell’interesse pubblico, che era già stato espresso dall’assemblea capitolina nella precedente consiliatura ma in forma condizionata alla soluzione del trasporto su ferro. Un problema che per ora impegna la giunta pentastellata e successivamente occuperà il consiglio comunale per l’approvazione della variante urbanistica. Il governatore Nicola Zingaretti, che ha ricevuto Pallotta il giorno prima di Raggi, preme per velocizzare tutto l’iter.

«Il Comune di Roma ha più volte sostenuto che la conferma della sussistenza dell’interesse pubblico debba essere espressa in forma collegiale prima della formale apertura della Conferenza dei servizi, ma è ben disponibile ad accettare il percorso amministrativo che l’Ente Regione dovrà esprimere con atto formale e non attraverso dichiarazioni stampa», aveva protestato qualche giorno fa l’assessore all’Urbanistica Paolo Berdini.

Ieri però evidentemente la strada verso la costruzione del nuovo stadio è apparsa meno impervia.

«Il processo è cominciato e sta andando nella giusta direzione – ha riferito, entusiasta, James Pallotta lasciando ieri il Campidoglio al termine dell’incontro con la giunta – non ci sono problemi. Abbiamo discusso di alcune cose, parlato del progetto, di quello per cui lavoriamo ormai da quattro anni. E siamo molto ottimisti. Noi sappiamo che è importante e loro sanno che è importante. Sono ottimista sul fatto che faremo lo stadio. È un bel progetto per la città, appoggiato dal governo nazionale».

Tutt’altro clima si respira invece riguardo alle Olimpiadi.

Le parole del consigliere regionale pentastellato Gianluca Perilli, ex membro del disciolto mini direttorio romano, hanno gelato le speranze del comitato Roma 2024: «Stanno terminando le Paralimpiadi, c’è un cronoprogramma in cui ci sono delle tappe che si stanno rispettando anche nel dialogo istituzionale con il Comitato olimpico. Vedrete che il suo no (quello della sindaca Raggi, ndr), come è stato anche ribadito, arriverà e sarà motivato come sempre». «È evidente che se in una città molto problematica quale è Roma si fa un ragionamento di economia e conti, si decide di impiegare il denaro per i servizi della città, e si dice che per una cosa non si è ancora pronti – ha poi concluso Perilli dopo aver ricordato alcuni dei più eclatanti sprechi di risorse pubbliche -, per me non è un delitto».

Una soluzione ci sarebbe, torna a ribadire il segretario di Radicali italiani, Riccardo Magi: il referendum. Riguardo al quale il presidente del Coni, Malagò sembra aver cambiato opinione. «Dopo aver fatto pressioni sul Campidoglio e aver impugnato davanti al Tar, a spese del contribuente, l’ammissibilità del nostro quesito deliberata dal Comune – attacca Magi – il Coni nega ora di essersi mai schierato contro un referendum su Roma 2024. Un gioco delle tre carte che i romani non meritano».