Il concetto “nucleare di 4ª generazione” è stato lanciato già nel 2001 dal Forum Internazionale GIF (Generation IV International Forum) fondato dal Dipartimento dell’energia (DOE) degli Stati Uniti , cui hanno aderito Australia, Canada, Cina, Euratom, Francia, Giappone, Russia, Sud Africa, Corea del Sud, Svizzera, Regno Unito. Si tratta di 6 diverse ipotesi che dovrebbero dar luogo a concreti progetti su cui si sta lavorando e che, come del resto anche le attuali centrali di terza generazione, mirano a sfruttare l’energia ricavabile dalla scissione di atomi molto pesanti come Uranio, Plutonio, Torio ecc.
Pur essendo da decenni allo studio, al momento i progetti di 4° generazione non si sono concretizzati perché ancora non abbastanza maturi per consentire un utilizzo industriale e in sicurezza.

Cos’è ?
Fusione nucleare: Spesso si fa confusione fra fusione nucleare e tecnologie della 4° generazione. Le ricerche sui reattori a fusione sono radicalmente diverse in quanto basate sul principio fisico opposto, cioè l’unione di nuclei atomici leggeri anziché la divisione di atomi pesanti. Il processo di fusione nucleare è alla base del funzionamento delle stelle (come il nostro sole), oltre che della bomba H, molto più potente della bomba atomica ad Uranio.
La reazione di fusione nucleare richiede però temperature di milioni di gradi centigradi, e non esiste sulla terra nessun materiale di contenimento in grado di garantire la resistenza necessaria a sostenere tali temperature. Le ricerche sulla fusione mirano a superare il problema utilizzando un contenimento magnetico (denominato “tokamak”) sperimentato già nel 1950-1951 in Unione Sovietica nelle ricerche condotte dagli scienziati russi Andrej Sacharov e Igor Tamm. Al momento, il reattore a fusione più avanzato è ITER, in fase di costruzione a Cadarache, nel sud della Francia, sostenuto e finanziato da Unione Europea, Cina, Stati Uniti, Corea, India, Giappone e Russia. Le previsioni più ottimistiche sui possibili risultati delle attuali sperimentazioni ipotizzano che ci vorranno ancora almeno altri 30 anni per arrivare all’obbiettivo.

Costi
I promotori del nucleare sostengono che se utilizzassimo il nucleare la nostra bolletta elettrica sarebbe decisamente più bassa. In realtà, pur senza considerare problemi di sicurezza, incidenti gravi, scorie da smaltire, 30 anni fa questa affermazione poteva sembrare plausibile. Ma nei decenni i costi del nucleare sono saliti sempre di più, mentre i costi delle rinnovabili sono scesi a livelli sempre più bassi. Oggi un kWh di energia elettrica prodotta dal nucleare costa più del doppio di quella prodotta dal solare fotovoltaico oppure dall’eolico.
Sicurezza: Sempre gli attuali sostenitori del ricorso al nucleare affermano che con le tecnologie di quarta generazione le centrali nucleari saranno sicure, senza nessun rischio per l’incolumità pubblica. Ma in realtà, poiché non esistono ancora impianti industriali di 4ª generazione, è difficile capire su quali basi si possa garantire questa certezza. Le tecnologie della 4ª generazione prevedono lo infatti lo sviluppo di reattori anche “veloci”, perfino di tipo “fast-breeder” (autofertilizzanti) che, come è noto, presentano criticità di sicurezza anche maggiori.

Scenario internazionale
Viene detto che l’Italia pagherebbe oggi il prezzo di esser rimasta fra i pochi Paesi al mondo a non investire sul nucleare, e questo la condannerebbe alla subalternità E però chi, come la Germania, ha ampiamente investito in questa direzione ,ha proceduto allo smantellamento delle proprie centrali,l’ultima rimasta verrà chiusa entro il 2022. Il successo elettorale dei verdi nelle elezioni per il Bundestag di fine settembre 2021 rende improbabile una revisione di questa decisione.
Nel mondo,peraltro, soltanto 13 paesi hanno in corso progetti di costruzione di centrali nucleari.
Ma il problema è un altro: non ce’ comunque più tempo. Entro il 2030 l’Italia deve raggiungere gli obbiettivi previsti per combattere il disastro climatico concordati a livello europeo. Ed è impensabile costruire e mettere in servizio anche la metà delle centrali nucleari che possano dare in tempo utile l’energia necessaria.