«Il nostro governo sta dicendo menzogne su menzogne sul coronavirus in Russia». A denunciarlo è Anastasia Vasilevna, fondatrice nel 2017 dell’Alleanza dei Medici, il sindacato che organizza i lavoratori della sanità in 40 regioni della Federazione e medico personale dell’oppositore Alexey Navalny, avvelenato con un agente nervino, come avrebbero accertato i laboratori tedeschi e francesi, quest’estate mentre era in tour elettorale in Siberia.

LA DOTTORESSA VASILEVNA ha 36 anni ma il piglio della sindacalista consumata: «Sono stata denunciata per quanto sto affermando sulla pandemia in Russia, ma non ho paura perché qui c’è in ballo la vita dei lavoratori» ci dice decisa. Secondo la sua denuncia i casi di infezione e i decessi in Russia sarebbero ben di più di quelli dichiarati dal governo (circa 20 mila contagiati e 350 morti giornalieri). «Quanti? Difficile dire ma un multiplo di quelli che vengono dichiarati, forse 10 volte tanto».

Putin, rispetto alla prima ondata della pandemia, ha scelto per ora la linea morbida e cinema, stadi e ristoranti sono tutti aperti. Ma rispetto ad aprile scorso la situazione è per molti versi peggiorata. I prezzi delle medicine – che in gran parte la Russia importa da Germania, Francia e anche dall’Italia – per curare il coronovirus, con la caduta del rublo deprezzatosi ultimamente del 25%, sono decollati. La situazione è particolarmente difficile nella sterminata provincia dell’impero. «Nell’ospedale di Vladimir mancano gli anticoagulanti e c’è il completo caos. A Ul’janovsk, all’ospedale infettivo c’è un medico per 400 malati, a Biyzk gli unici 4 medici specializzati, ormai stremati, si rifiutano di fare i turni di notte. Lo Stato non solo ha perso la guerra del coronavirus ma è persino in ritirata» denuncia Vasilevna.

IL PRINCIPALE PROBLEMA, per la leader sindacale, è quello dell’insufficienza del personale sanitario, soprattutto nelle regioni più lontane da Mosca. «Si è provato a fare qualcosa negli ultimi mesi su questo problema ma i laureati in medicina si tengono alla larga dagli ospedali perché gli stipendi sono troppo bassi (270-320 euro al cambio attuale). A Mosca la situazione è appena migliore e si guadagna dagli 80 ai 120 mila rubli». Per questo i lavoratori della sanità spesso emigrano nella capitale: «Come sindacato abbiamo chiesto di uniformare le paghe al livello moscovita ma finora è rimasta lettera morta». Che la situazione sia difficile è riconosciuto dallo stesso Cremlino: «Mancano medici in provincia e le amministrazioni locali devono fare ogni sforzo per aumentare gli stipendi del personale ospedaliero» ha dichiarato il portavoce di Putin, Dmitry Peskov.

ALL’INIZIO DI AGOSTO, lo stesso presidente russo aveva annunciato che la Russia aveva pronto un vaccino anti-coronavirus che sarebbe stato reso disponibile a partire da ottobre gratuitamente, ma ora i tempi si stanno allungando e l’impressione è che la Russia arriverà assieme a tutti gli altri paesi a produrre l’antidoto.

«Certamente vi è nota in Italia la favola di Gianni Rodari Cipollino in cui il principe Limone e la sua aristocrazia dominano su un intero popolo raccontando un sacco di frottole. Ecco, sostituite il principe e l’aristocrazia con Putin e la sua oligarchia e aggiungete la tv come strumento per ipnotizzare la gente e avrete un quadro veritiero della situazione in Russia. Quale vaccino?! Si è trattata solo di propaganda» sorride amaramente Vasilevna.

MA È TUTTA LA SITUAZIONE della sanità a essere critica visto che la seppur modesta industria farmaceutica dell’epoca sovietica è stata smantellata. «È stata fatta – spiega la sindacalista – una politica di centralizzazione in grandi ospedali ma continuano a mancare strade per raggiungerli, pronto soccorso e autolettighe». E si è privatizzato molto, più che in Occidente.

«Da noi la sanità gratuita è solo sulla carta. In Russia ci sono solo 200 oncologi pediatrici, solo 4 centri per i tumori dei bambini di cui 3 a Mosca e 1 a San Pietroburgo e nessuno nel resto della Russia. Nelle ultime settimane a Kemerovo, in Siberia, è tornata a diffondersi la tubercolosi e gli ospedali cittadini non sono in grado di gestirla, propongono cure a domicilio» denuncia ancora Vasilevna.