Il disegno di legge si chiama «Stop Pedofilia». Eppure con essa ha poco a che fare. Criminalizza invece l’insegnamento dell’educazione sessuale in Polonia. Qualora dovesse divenire legge, gli educatori o i medici colpevoli di fare riferimenti, fornire consigli o rispondere a domande sul tema in presenza di minorenni rischierebbero dai tre ai cinque anni di reclusione. «Questo testo incoraggia la paura e l’ignoranza, mettendo i giovani a rischio. Il suo impatto si avvertirebbe anche fuori dalle scuole, spaventando insegnanti, attivisti e genitori che vogliono parlare di sessualità ai propri figli», avverte la direttrice di Amnesty International Polonia, Draginja Nadazdin.

LA SCORSA SETTIMANA la proposta ha passato il voto della camera bassa del parlamento polacco, e nei prossimi giorni approderà anche in senato dove è all’esame di una commissione. Un contrattempo che non dovrebbe impedire al partito di governo nazional-conservatore Diritto e Giustizia (PiS) di farla votare entro fine mese. A inizio novembre infatti la composizione del Senato cambierà riflettendo il voto del 13 ottobre e il PiS passerà dall’attuale maggioranza di 61 senatori su 100 a 49: non abbastanza per approvare il testo.

Il partito di Jarosław Kaczyński apprezza «Stop Pedofilia», anche se la proposta non è stata partorita al suo interno. Proviene da un’iniziativa popolare promossa da associazioni cattoliche pro-life vicine al governo. Le stesse che nell’autunno 2016 promossero un altro disegno di legge che fece molto discutere. Si chiamava «Stop Aborto» e chiedeva l’ulteriore inasprimento della già severa legislazione sull’interruzione di gravidanza Quel testo fu bloccato in extremis dal PiS prima di divenire legge. Una scelta dovuta anche alle grandi manifestazioni di piazza in difesa del diritto all’aborto alle quali parteciparono centinaia di migliaia di polacchi.

Tre anni dopo, «Stop Pedofilia» è nata in maniera simile e conferma gli stretti legami esistenti fra la Chiesa cattolica polacca e il governo di Varsavia. Le 106mila firme raccolte a sostegno del testo sono state sufficienti a portarlo all’esame del parlamento. «Il testo originale prevede fino a tre anni di reclusione per gli educatori ‘colpevoli’, ma il PiS ha proposto di alzarli a cinque. Il tutto mentre molti stupratori in Polonia non vanno neppure in prigione», ci spiega Natalia di Strajk Kobiet (Sciopero delle donne), uno dei movimenti civili contrari al disegno di legge.

Il motivo per cui questo testo piace a Kaczynski è semplice: il leader del PiS è preoccupato per «la precoce sessualizzazione dei nostri figli» e ritiene i diritti Lgbt+ «una minaccia per la Polonia». Teme, insomma, una scuola che educhi i bambini polacchi al tema dell’identità sessuale e parli di parità di genere o metodi contraccettivi, allontanandoli dai valori familiari tradizionali.

In una Polonia nella quale negli ultimi 25 anni sono stati denunciati numerosi di casi di pedofilia nelle parrocchie – 624 abusi compiuti da 382 sacerdoti li ha rivelati un rapporto dell’episcopato polacco a marzo – restano le scuole ad essere viste dal PiS come i luoghi più a rischio per i bambini. «Il testo non fa alcun riferimento al clero. Menziona invece educatori e dottori, presupponendo che queste categorie rappresentino un pericolo maggiore», sottolinea Natalia. Per salvare i minorenni dalle presunte insidie di medici e insegnanti, il disegno di legge vuole cancellare anche le poche classi di educazione sessuale oggi disponibili fuori dal programma curriculare nelle scuole polacche. Ed estendere le ore di «Preparazione alla vita familiare», materia già introdotta negli istituti scolastici e che spesso comprende lezioni pro-life, anti-Lgbt+ e anti-contraccettivi.

IL VOTO FAVOREVOLE incassato il 16 ottobre dal testo alla Camera ha indignato la società civile. La sera stessa, migliaia di manifestanti a Varsavia e nelle principali città polacche hanno sfidato una pioggia battente per protestare contro il testo. Mostravano cartelli e scandivano slogan come «L’educazione protegge contro la violenza» e «Vietare l’educazione sessuale è stupro». Gli organizzatori di queste proteste sono gli stessi che scesero in piazza per primi contro la «Stop Aborto» nel 2016: Strajk Kobiet, collettivi femministi e organizzazioni per i diritti Lgbt+. Per capire se PiS riuscirà a criminalizzare l’educazione sessuale con il pretesto di combattere la pedofilia non resta che attendere il voto del Senato. Eppure chissà che anche questa volta, come accaduto nel 2016, il dissenso della società civile non faccia desistere Kaczynski, lasciando a ragazzi e ragazze polacche la possibilità di conoscere meglio se stessi e i propri amati.

* centrumreport.com