Il nuovo uomo forte del Niger, il generale Abdourahamane Tchiani, si è presentato ieri alla televisione nazionale a meno di 48 ore dalla presa di potere da parte dei militari in Niger e dalla destituzione del presidente Mohamed Bazoum.

TCHIANI ERA un perfetto sconosciuto fino a quando Mahamadou Issoufou lo nominò capo della Guardia presidenziale, quando fu eletto per il suo primo mandato alla guida del Niger nel 2011. Bazoum lo ha mantenuto al suo posto quando è salito al potere – fu proprio lui a ostacolare un tentativo di colpo di stato nel marzo 2021, due giorni prima che Bazoum prestasse giuramento – fino alle tensioni di questi ultimi mesi.

Secondo quanto riporta Radio France International (Rfi) l’ormai ex presidente nigerino era pronto a «rimuoverlo dal suo incarico di comandante», cosa che ha portato alla presa di potere da parte della Guardia presidenziale, apparato militare che ha mediato affinché tutti i corpi dell’esercito, della polizia e della gendarmeria si unissero al golpe, senza spargimento di sangue.

Il nuovo uomo forte del paese ha parlato ieri a Télé Sahel presentandosi come presidente del Consiglio nazionale per la salvaguardia della Patria (Cnps), organo istituito «per preservare l’integrità del paese», a causa del «deterioramento dell’attuale situazione legata alla sicurezza, alla progressiva ascesa della minaccia jihadista e a una cattiva governance economica e sociale».

IL GENERALE ha elencato una serie di «attacchi mortali che hanno traumatizzato il paese» e assicurato un «cambio di rotta», visto che «l’approccio militare utilizzato finora non ha migliorato la sicurezza nel paese, nonostante i sacrifici compiuti dai nigerini e il sostegno apprezzabile e apprezzato dei partner esterni».

Abdourahamane Tchiani, al centro, annuncia il golpe in tv (Ap)

Tchiani ha escluso al momento «ogni reale collaborazione con Burkina Faso e Mali» – in un’ottica anche di allineamento con la Russia – e garantito il rispetto di «tutti gli impegni internazionali che la Repubblica del Niger ha sottoscritto, anche in materia di diritti umani».

Se da una parte i militari – anche per tranquillizzare la comunità internazionale che ha richiesto «il ritorno alla democrazia e di Bazoum» – cercano di dare garanzie ai diversi partner internazionali e occidentali (Francia e Stati uniti in primis), dall’altra si registrano le prime frizioni tra la giunta militare e la Francia. Ieri i militari hanno accusato Parigi di aver fatto atterrare un aereo militare a Niamey, nonostante la sospensione dei voli decretata il giorno prima.

I golpisti considerano un punto d’onore «non essere sottoposti a pressioni esterne». Il messaggio è stato addirittura inviato due volte. Il primo durante il discorso del Cnsp, che ha chiesto «a tutti i partner esterni di non interferire»; il secondo nel comunicato del capo di stato maggiore, Abdou Sidikou Issa, che ha indicato «conseguenze disastrose» per possibili interventi militari esterni.

A livello internazionale, l’unica cosa certa sembra la prossima missione diplomatica da parte della Comunità economica dell’Africa occidentale (Cedeao), anche se il neopresidente dell’organizzazione, il nigeriano Bola Tinubu, ha ribadito ancora ieri che la Cedeao non «accetterà più nessun colpo di stato militare nell’area».

TINUBU HA moltiplicato gli scambi con i suoi omologhi nell’organizzazione regionale e ha individuato nel presidente del Benin, Patrice Talon, il suo mediatore. Una sua visita a Niamey è prevista, probabilmente, dopo il vertice straordinario di lunedì della Cedeao ad Abuja. Incontro che indicherà anche quanto sarà intransigente l’organizzazione e quali potrebbero essere le possibili sanzioni nei confronti della nuova giunta militare in Niger.

Da parte sua, il presidente Mohamed Bazoum, tuttora sotto la «custodia» dei golpisti a Niamey, non si è ancora formalmente dimesso.