Il titolo, Viens, je t’emmène, rimanda a una vecchia canzone di France Gall che nella traduzione italiana – L’innamorato, l’arabo e la passeggiatrice – si perde del tutto. Peccato perché in quel «Vieni, ti porto» c’è molto del sentimento che circola nel nuovo film di Alain Guiraudie, fra i registi fuoriclasse d’oltralpe e non solo per la sua capacità di inventare universi e forme politiche e poetiche indocili alle convenzioni in qualunque ambito queste tentino di imporsi: vita quotidiana, amore, relazioni, etichette con cui definire il movimento dei vissuti. Per questo magnifico regista, comunista, omosessuale è sempre questione di desiderio...