Una decina di righe scarse per mettere il punto su una vicenda incresciosa, che si trascinava da 25 mesi e che avrebbe rischiato di vedere l’Italia assente dal medagliere alle Olimpiadi estive di Tokyo, se mai verranno disputate. Prima di arrampicarsi idealmente sui gradini che portano al Quirinale per rassegnare le dimissioni, il premier Giuseppe Conte ha finalmente firmato il decreto che sancisce l’autonomia finanziaria e operativa del Coni dal Governo, impedendo così la sospensione minacciata dal Comitato olimpico internazionale per il nostro Paese, che sarebbe costata la presenza ai Giochi nipponici, costringendo gli atleti a gareggiare come indipendenti.

Ora, la sanzione più pesante è stata scongiurata sul filo di lana (c’era spazio fino a oggi..), il Cio che si riunisce in queste ore non dovrebbe punire l’Italia per il ritardo. Potrebbe arrivare una sanzione, nulla che dovrebbe rovinare l’umore del numero uno del Coni, Giovanni Malagò, che si era speso nei mesi precedenti, attraverso interviste a quotidiani e presenze in tv per segnalare l’anomalia, il vulnus legislativo in cui si trovava il Coni. Lo stesso Malagò ha riferito di aver comunicato la notizia al presidente del Cio, Thomas Bach, mentre il ministro dello sport, Vincenzo Spadafora ha spiegato, nonostante l’aut aut del Cio arrivato in più occasioni e il decreto siglato a un passo dal baratro che «per la lunga e gloriosa storia sportiva e democratica del nostro Paese era improbabile che l’Italia venisse così duramente sanzionata già domani, ma la decisione di oggi fuga ogni dubbio e risolve il problema dell’indipendenza del Coni lasciato aperto dalla riforma del 2019».

Insomma, si è evitata una debacle internazionale di dimensioni gigantesche, con evidenti ripercussioni anche sull’organizzazione delle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina del 2026, che sono state assegnate all’Italia durante il Governo Conte 1 e sostenute anche nel secondo esecutivo diretto dall’ex premier. Ma la figuraccia resta, ed è enorme e risulta incomprensibile come il Governo, il ministero dello sport, abbiano nel corso dei mesi evitato, quasi circumnavigato i continui appelli del Cio, che in colloqui privati e con lettere e reprimende pubbliche aveva sottolineato come la riforma dello sport avvenuta per via legislativa da parte del Governo configurasse uno status per il Coni non in linea con quanto disposto dalla carta olimpica.