Sono bastate quarantotto ore per mostrare il rovescio della medaglia delle Olimpiadi di Parigi, appena due giorni d’intervallo tra il lancio del conto alla rovescia verso il fatidico 26 luglio, data d’inizio dei giochi, celebrato da Macron in tv il 15 marzo, e l’apparizione dei gendarmi in tenuta antisommossa in una fabbrica abbandonata nella periferia sud della capitale, la più grande occupazione abitativa del paese.

ARMATI di tutto punto, gli agenti sfondano una porta di un complesso a Vitry-sur-Seine, circondati da telecamere. «On y va», andiamo, dice un gendarme dopo aver aperto la porta. Le immagini mostrano gli appartamenti umili, le mani guantate degli agenti che aprono frigoriferi e sfondano pareti di cartongesso, un ufficiale che scruta con l’aiuto di una torcia elettrica degli armadi per verificare che non ci sia nessuno nascosto negli anfratti.

Lo squat di Vitry ospitava, fino all’intervento della gendarmeria, circa 450 persone. L’80% degli occupanti era in situazione regolare, secondo l’associazione United Migrants, presente all’interno della struttura. Mercoledì mattina, circa 300 ex abitanti dello squat hanno assistito all’espulsione con la valigia in mano, nel piazzale antistante, mentre quasi altrettanti gendarmi sciamavano nel palazzo armati di piedi porco.

Il numero degli occupanti era lievitato considerevolmente in questi mesi, raccogliendo i dispersi delle numerose occupazioni sgomberate a un ritmo che si è fatto più serrato con l’avvicinarsi dell’inizio delle Olimpiadi. Un mese fa, a inizio marzo, quasi 400 migranti (tra cui un centinaio di minori non accompagnati) sono stati scacciati dalla polizia dall’accampamento improvvisato sotto i ponti della Senna.

Un anno fa all’Île-Saint-Denis, nel nord di Parigi, i 500 abitanti dello squat Unibeton erano stati sgomberati manu militari per far posto al villaggio degli atleti. Lo scorso luglio 150 persone erano state sfrattate da un’occupazione a Thiais, nel sud della capitale; nel settembre 2022 un centinaio di famiglie erano state evacuate nel 13esimo arrondissement. Ancora prima, nel 2021, 286 lavoratori sans-papiers erano stati espulsi dalla struttura d’accoglienza Saint-Ouen (banlieue nord), rasa al suolo per far posto a un pezzo di villaggio olimpico.

Vi è «un’accelerazione senza precedenti di questo tipo di operazioni di allontanamento dall’Île-de-France (la regione di Parigi, ndr)», constata Antoine De Clerck, portavoce del collettivo Le revers de la médaille (il rovescio della medaglia), rete di associazioni impegnate nell’assistenza alle persone precarie e senzatetto. Al ritmo di un’operazione a settimana, con una pressione poliziesca crescente, «si cerca di nascondere la miseria sociale in vista delle Olimpiadi, allontanando le persone spesso senza alcuna soluzione alternativa», dice De Clerck, che racconta come l’unica alternativa alla strada offerta alle persone sgomberate ieri mattina a Vitry sia stata quella di salire su dei bus diretti a Bordeaux o nel sud del paese, un disastro per chi lavora nella regione parigina.

A FARE LE SPESE di questa politica non sono solo persone migranti, senza o con papiers. Il tentativo di «scuotere i formicai dove si agita l’invidiosa miseria», per citare una formula del Barone Haussman, che ridisegnò Parigi nel XIX secolo con l’obiettivo di disinnescare la forza dei faubourg operai, sta sconvolgendo la vita delle lavoratrici del sesso nei grandi parchi della capitale, o quella dei tossicodipendenti nel nord della città. «La polizia viene tutti i giorni, a fare ronde e scacciare le persone, spostando il problema un po’ più in là», fuori dall’occhio delle telecamere del mondo che presto punteranno su Parigi, dice De Clerck.

Secondo le cifre della Fondazione dell’Abbé Pierre, la più grande associazione francese per il diritto alla casa, nel 2023 la Francia ha realizzato il record storico di domande di alloggi popolari (quasi due milioni e mezzo) e il record negativo di alloggi messi a disposizione dagli anni ’90, mentre nel 2022 si è registrato il record – altrettanto inquietante – di espulsioni e sfratti effettuati dalla polizia: più di 17.500.

Ormai persino «nei campus universitari» si effettuano espulsioni e sfratti di «studenti non in regola con l’affitto o che hanno perso la status di studente», si legge in un rapporto della Fondazione. Un fatto che risuona in maniera sinistra con la decisione del governo di requisire più di 3mila alloggi studenteschi per ospitarvi atleti e personale olimpico, obbligando il Crous, l’ente per il diritto allo studio, a terminare i contratti d’affitto a giugno 2024. È «un attacco alle condizioni di vita e di studio» degli iscritti, secondo il sindacato studentesco Solidaires: «Non sono gli studenti a dover pagare il costo delle Olimpiadi».

A CENTO GIORNI dall’inizio dei giochi, sfratti ed espulsioni ritmano il conto alla rovescia dall’arrivo della fiamma olimpica a Parigi. E si moltiplicano proteste e occupazioni, come quella intrapresa da diverse centinaia di minori non accompagnati, che la scorsa settimana hanno occupato un palazzo vicino place de la République, nel centro di Parigi.

La maggior parte erano ospitati in delle palestre, spiega Moussa, nato nel 2008 e originario della Guinea Conakry. «Ci hanno detto che dovevamo andarcene per le Olimpiadi, così ci siamo ritrovati per strada», dice in mezzo al fracasso di una manifestazione chiamata a sostegno dell’occupazione. Per ora, sul cancello dell’occupazione, hanno affisso un grande striscione: «L’ora è grave. Niente casa, niente Olimpiadi».