Il militante portoghese neo-nazista Mario Machado ha richiesto e ottenuto dal tribunale di essere dispensato dalla firma quindicinale a causa di tutta una lunga serie di condanne, per potersi recare in Ucraina per dare un contributo alla lotta per i diritti umani nella guerra contro l’invasione Russa.

Cosa avrebbe dovuto fare Machado in Ucraina non è del tutto chiaro, insomma non è certo se avrebbe dovuto o no arruolarsi in un battaglione e combattere o, semplicemente fare una specie di turismo di guerra, tanto drammaticamente in voga in queste settimane. Comunque poco importa perché dopo infinite e comprensibili polemiche e dopo che il tribunale gli ha permesso di uscire dal Portogallo gli ucraini non gli anno permesso di entrare nella Legione, perché, spiega il colonnello Sergii Malyk, addetto militare all’ambasciata Ucraina in Francia, non si possono accettare persone che abbiano la fedina penale sporca.

Mario Machado è una di quelle figure che hanno iniziato a proliferare negli ambienti dell’estrema destra portoghese soprattutto a partire dagli anni settanta. Vite sospese tra l’estremismo neo-nazista violento e criminalità, tra il carcere e l’odio razziale.

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Nato in Portogallo, ma di una famiglia proveniente dalle colonie, i cosiddetti retornados, una specie di pieds-noir lusitani, Machado, che potrebbe essere tranquillamente uscito da un romanzo di António Lobo Antunes, fa del revanchismo e del nostalgismo coloniale una delle sue principali ragioni di vita. Un rancore insaziabile e insanabile nei confronti di chi accusa di avergli rubato il passato e il prestigio: dalla rivoluzione democratica e anti-coloniale dei capitani nel 1974 che ha posto fine all’imperialismo portoghese, agli africani che finalmente liberi si son ripresi quanto era in realtà loro.

La notte tra il 10 e l’11 giugno del 1995 Machado è arrestato a Lisbona. Dopo una festa celebrativa di quello che ai tempi dell’Estado Novo era chiamato, o dia da raça portuguesa, oggi ribattezzato o dia de Camões,

Machado con un gruppo di amici esce al Bairro Alto, e durante alcune risse Alcindo Monteiro, un ragazzo di origini capo verdiane che passava di lì per caso, è aggredito e ucciso dal branco. Machado, pur non essendo direttamente implicato nell’omicidio, viene comunque ritenuto dai giudici parzialmente responsabile e condannato a 4 anni di prigione. È questa la prima di una lunga serie di condanne. Impossibile ripercorrerle tutte: estorsione, sequestro, traffico di stupefacenti, possesso illegale di armi e aggressioni di ogni genere e tipo. Un cumulo di pene per un totale di circa 10 anni di carcere dove peraltro si laurea in legge.

Una militanza che lo vede costruire, disfare, guidare decine di movimenti: Irmandade Ariana, Nova Ordem Social, Portugues Hammerskin, Ordem Lusa, Frente Nacional solo per citarne alcuni. Una attivismo politico dove la cosa che sembra contare più di tutte le altre è l’ossessione per il protagonismo e quindi per i media. Da qui probabilmente, con l’esplodere della guerra in Ucraina, la decisione di partire per Leopoli: il desiderio di generare polemica.