Doveva essere una delle bandiere del suo governo quella della lotta alla corruzione. E invece il presidente Jair Bolsonaro rischia di trovarsi addirittura con un figlio in galera.

Il primogenito Flávio, lo «zero uno», è indagato per riciclaggio di denaro nel quadro dello schema di corruzione legato a Fabrício Queiroz, il suo ex autista e capo della sicurezza nelle cui mani sono passati due milioni di reais (441mila euro) versati da funzionari «fantasma» assunti dal gabinetto del figlio di Bolsonaro quando era deputato nell’Assemblea legislativa di Rio de Janeiro, dal 2003 al 2018. È il sistema noto come rachadinha, che vede i collaboratori fantasma restituire buona parte del loro salario ai deputati che li hanno assunti.

Con l’aggravante, nel caso dello «zero uno», che tra tali collaboratori – tra cui parenti dello stesso Queiroz come pure della prima moglie di Bolsonaro, Ana Cristina Valle – figura anche Danielle Mendonça, l’ex moglie di Adriano Magalhães da Nóbrega, il capo (oggi latitante) di una delle più violente e antiche milizie della città, Escritório do Crime, indicata come responsabile dell’assassinio di Marielle Franco e del suo autista Anderson Gomes.

Era destinata proprio al capo della milizia, secondo il pubblico ministero di Rio de Janeiro, una parte delle risorse derivanti dalla rachadinha del gabinetto di Flávio Bolsonaro.  Il restante denaro, in base alle indagini, sarebbe stato riciclato dal primogenito del presidente in un negozio di cioccolata di cui è socio e in due immobili acquistati in contanti da lui e da sua moglie Fernanda per una cifra di 638.400 reais (141mila euro) a Copacabana.

Di fronte allo scandalo, inizialmente esploso un anno fa con la scoperta di transazioni sospette sul conto di Queiroz – da tempo introvabile – e diventato via via sempre più grave malgrado i ripetuti tentativi di insabbiarlo, il presidente ha cercato di tirarsene fuori, dichiarando di non avere nulla a che vedere con i movimenti di denaro proveniente dall’ufficio di suo figlio. Ma è inverosimile che il capo del clan familiare fosse all’oscuro di un tale schema di corruzione.

Come ha evidenziato la stampa brasiliana, il presidente, che non ha mai nascosto la sua simpatia per le milizie, è diventato amico di Queiroz quando Flávio aveva appena tre anni. Silenzio totale, invece, da parte di Sérgio Moro, della cui antica – per quanto immeritata – fama di paladino della lotta contro la corruzione non è rimasto davvero più nulla.