Abbiamo raggiunto al telefono al Cairo il blogger egiziano, Wael Abbas. Ci ha raccontato i momenti salienti delle rivolte del 2011. Gli abbiamo chiesto di ricostruire per il manifesto, le circostanze dell’arresto, detenzione e tortura di Giulio Regeni.

–> Read the English version of this interview at il manifesto global

Cosa è successo al ricercatore italiano?
Sembra che sia stato arrestato, interrogato e ucciso. Lo hanno fatto sparire, torturato e fatto ritrovare morto. Questo trattamento è tra i metodi che solo la polizia egiziana può aver perpetrato.

Può essere che Giulio sia stato arrestato in quanto straniero?
Il 25 gennaio scorso la polizia era dappertutto. L’Egitto è diventato un paese xenofobo. I media sono xenofobi. Tutti i sostenitori delle sinistre sono spie. Tutti gli stranieri sono spie che vogliono preparare un’invasione materiale o immaginaria del paese. Per il grande dispiegamento di forze di quel giorno, è impossibile si sia trattato di un atto di piccola criminalità. Se lo avessero rapito, non sarebbe potuto avvenire quel giorno. E poi abitava al centro del Cairo: una zona sicura.

Perché hanno atteso così tanto per rendere nota la notizia?
Le persone che vivevano con lui avrebbero dovuto rendere pubblica la sua scomparsa la notte stessa. Secondo la legge egiziana se qualcuno sparisce, bisogna denunciare la scomparsa dopo 24 ore. La polizia poi è ovvio che dica che non è stato arrestato e che nessuno sa dove sia il cadavere.  E la polizia non dà nessun aiuto per il ritrovamento dello scomparso. Se una persona poi è accusata di un reato politico automaticamente perde la sua umanità. Il ministro degli Interni ha detto ci sono 90 milioni di persone in Egitto non è un problema che centinaia spariscano, questo ha detto un pubblico ufficiale.

È possibile che Giulio sia stato fermato per il tema della sua ricerca accademica?
In Egitto odiano studiosi e giornalisti che si occupano di questo. Impediscono loro di entrare o li deportano. Ma è la prima volta che uno straniero viene ucciso in modo così atroce. Spero che non si ripeta. Questo succedeva nelle dittature militare argentina e cilena.

Perché è stata avanzata la pista sugli ambienti omosex?
Le condizioni del cadavere non rendevano credibile le piste dell’incidente stradale e della rapina. A quel punto era necessaria un’altra pista. Stanno dicendo che Giulio aveva partner omosessuali e per questo lo hanno ucciso. Hanno poi arrestato due omosessuali accusandoli di averlo ucciso.

E poi Giulio potrebbe essere stato fermato anche solo perché straniero?
Queste piste sono credibili. Che la sicurezza abbia nel mirino gli stranieri è chiaro. Lo confermano i casi dei turisti messicani e l’insabbiamento delle indagini sull’aereo russo Metrojet. Ci sono state sentenze di condanna di stranieri. È stato arrestato di recente al Cairo il figlio di un ministro americano. Il governo Usa ha dovuto pagare miliardi per farlo uscire di prigione, come ha confermato Hillary Clinton.

Crede sia in atto uno scontro tra polizia e militari. In altre parole sia in atto un complotto?
È evidente che al-Sisi non sia al corrente di ogni arresto. Dieci mila persone sono state arrestate ultimamente. Sa che arrestano e uccidono egiziani e stranieri. Chiunque lo abbia fatto quindi ha agito nei suoi interessi e non contro.

È in corso una repressione capillare della sinistra?
Socialisti e comunisti sono un problema. Al-Sisi adotta un progetto neo-liberista. Vuole privatizzare l’elettricità e l’acqua. Non gli importa dei salari dei lavoratori. Ha una visione di destra. Per questo la sinistra è ora il nemico.

Eppure al-Sisi ormai ha ottenuto tutto dalla presidenza al parlamento, perché non rilassa le sue politiche repressive?
I dittatori non si rilassano mai. Vanno avanti fino all’autodistruzione. Si sente minacciato ed è in pericolo ogni momento. La gente intorno a lui lo fa sentire così perché proteggendolo continuano a guadagnarci. E non vogliono in nessun modo che le cose cambino.