Manifestazione domani in Sardegna contro le basi militari a Quirra, a Teulada e in tante altre parti dell’isola. Il concentramento sarà alle 16 nel piazzale del porto di Marina piccola a Cagliari. Alle 17 cominceranno gli interventi di tutte le principali sigle del pacifismo e dell’antimilitarismo sardo. Alle 18 partirà il corteo che si snoderà attraverso le vie del centro di Cagliari e in alcune delle aree di demanio militare comprese dentro la città, entro i confini del capoluogo dell’isola.

«Vogliamo costruire – dicono i militanti di A Foras, il collettivo che ha organizzano la marcia – una manifestazione pacifica e gioiosa, con la partecipazione di tutta la popolazione, che possa aiutarci ad elaborare collettivamente tutta la frustrazione accumulata in queste ultime settimane, con l’isola coinvolta in tre grandi esercitazioni militari: Noble Jump, Joint Star e Mare Aperto». «Crediamo – aggiungono gli attivisti di A Foras – che una parte consistente dell’opinione pubblica sarda sia contraria a tutto questo ma che, al momento, non trovi il modo di rendere palese il dissenso. Non siamo una minoranza da ghettizzare, emarginare o cercare di intimidire. Siamo espressione di quella parte di popolo sardo che non ci sta all’occupazione militare e vuole manifestarlo pubblicamente. Saremo a Cagliari per dire no a questo uso della terra. Un uso che causa rischi sanitari altissimi, desolazione economica e spopolamento».

Tra le sigle che partecipano alla manifestazione di domani c’è anche Warfree, che si batte per una riqualificazione verso produzioni civili della fabbrica d’armi che la multinazionale tedesca Rwm gestisce a Domusnovas, nel Sulcis. «L’articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana la cui nascita proprio il 2 giugno si festeggia – si legge nel documento di adesione alla protesta – è espressione di valori affermati dalla Carta con un potente anelito di vita e di pace dopo gli orrori della guerra e del nazifascismo. Valori da preservare. Siamo contrari a ogni azione di guerra e alle esercitazioni militari che si svolgono sul nostro territorio, nelle migliaia di chilometri quadrati sottratti alla disponibilità dei cittadini e devastati da missili e bombe, con distruzione dei suoli e diffusione di sostanze tossiche. Esercitazioni – concludono i pacifisti – che quest’anno sono state non solo ancora più invasive ma anche collegate in maniera allarmante con la guerra in Ucraina» .