L’ultimo mistero della Senna forse sarà risolto con un tuffo nel fiume di una molto conosciuta, Anne Hidalgo, da ormai dieci anni sindaca socialista di Parigi. È lei la padrona di casa dei Giochi di Parigi ed è lei che si è tuffata nel fiume dove si svolgerà la dieci chilometri olimpica in acque libere (giovedì 8 agosto la prova femminile, venerdì 9 quella maschile), traguardo previsto sotto al ponte Alexandre III, a 500 metri dall’Hotel des Invalides dove riposa Napoleone. Questa trovata della gara nel fiume attraverso la capitale non piaceva e continua a non piacere a molti e in particolare agli atleti, che fino alla fine spingevano per una diversa soluzione, magari a Marsiglia per restare nei confini francesi, dove si sfideranno i velisti in gara ai Giochi.

Pluf! Non ne parliamo più ha sentenziato la sindaca che a nove giorni dall’apertura delle Olimpiadi ha fatto il suo tuffetto, un po’ Giovanna d’Arco e un po’ Rick De Sonay, il primo Mister Ok, padre di innumerevoli emuli che dal 1946 aspettano il primo giorno del nuovo anno per dare una bella panciata nelle acque diversamente cristalline del Tevere.

La performance di Anne Hidalgo non ha affatto rasserenato gli atleti in gara: resta il timore che il fiume sia molto inquinato e che nuotare in quelle condizioni sia un grave rischio per la salute. Un pericolo denunciato con post sui social e battute a mezza bocca, tra le quali si segnala per efficacia quella dell’italiano Gregorio Paltrinieri, capitano del nuoto azzurro. Tre anni fa, ai Giochi di Tokyo, vinse la medaglia di bronzo proprio nella «maratona del nuoto». E la sorpresa poteva essere anche d’oro se quel giorno non fosse sceso in acqua con la mononucleosi. «Il minimo che ci possiamo beccare stavolta nuotando nella Senna» avrebbe confidato con un sorriso agli amici.

La battuta coglie nel segno e fin qui il tuffo di una molto conosciuta non risolve l’ultimo mistero della Senna. Facciamo due bracciate indietro. Il primo mistero del Novecento fu quello de l’inconnue de la Seine, una talmente sconosciuta, poveretta, da diventar nota nei secoli. La storia è questa: il cadavere di una giovane senza nome venne ripescato dal fiume vicino al Quai du Louvre, negli anni Ottanta del XIX secolo. Forse annegata, il suo corpo venne portato all’obitorio del primo arrondissement. Nessuno la riconobbe, ma un addetto dell’obitorio riprodusse il suo volto per una maschera mortuaria di gesso. Quella maschera venne poi duplicata e duplicata ancora, diventando un macabro gadget. Ne possedeva una anche Albert Camus, scrittore e premio Nobel, ispirò il fotografo Man Ray, divenne protagonista di decine di romanzi, l’ultimo di Guillame Musso, Premio Raymond Chandler nel 2021. Pare, ma non è certo, che la poveretta si suicidò gettandosi nella Senna.

E questa cosa del suicidio torna anche in questa storia delle Olimpiadi di Parigi 2024, i Giochi numero 33 dell’era moderna, cerimonia di apertura il 26 luglio, chiusura prevista l’11 agosto. In mezzo ci saranno anche queste benedette gare di nuoto nella Senna, per il fondo e il triathlon, che per dirla con il ragionier Ugo Fantozzi sarebbero una «boiata pazzesca», mentre per la maggioranza dei parigini potevano già diventare una «cagata pazzesca», né più e né meno. Ecco spuntare un’altra storia, che si può sinterizzare con un hashtag di Twittèr e Instagram: #JeChieDansLaSeine. Esatto, farla nella Senna.

È rimasta solo una minaccia, ma per non correre rischi Anne Hidalgo ha comunque indossato cuffia e occhiali. Bella polemica, la più feroce dopo quelle legate ai rischi attentati. Del mistero della Senna ne parlano da mesi Le Parisien e pure l’austero Figaro, con la storia ci va a nozze da più di un anno The Guardian, seguito a ruota dal New York Times. In Italia un altro azzurro in gara, Domenico Acerenza, riporta sul suo profilo Instagram un lungo e documentato articolo, che spiega bene la scientificità del problema: «Le problematiche non sarebbero solo legate alla concertazione di Escherichia Coli, perché secondo un rapporto dell’organizzazione ambientalista Pan Europe l’acqua della Senna ha una concentrazione di TFA, ovvero acido trifluoroacetico, di 2,900 microgrammi per litro.

Questa sostanza viene prodotta dalla degradazione dei pesticidi e appartiene a un gruppo conosciuto come PFAS. Gli effetti di questo acido sul corpo umano non sono ancora noti». Efficace il commento del nuotatore azzurro: «Ma alla fine a loro cosa gliene importa! Dobbiamo nuotarci noi per due ore». Già, e la pensa così anche il già citato Paltrinieri. Commentandole dichiarazioni del presidente francese Emmanuel Macron e il miliardo e mezzo speso per «sanificare» la Senna, meno di due mesi fa Greg scriveva: «Dicono che gareggeremo al 100%, che non ci sia un piano b e che nessuno dei valori dell’acqua sia a norma. E mancano 50 giorni…» Mancavano, tempo scaduto. E alla fine di questa storia si nuoterà ai Giochi della Senna, sotto la Tour Eiffel.

La molto conosciuta sindaca Hidalgo e l’ancor più noto presidente Macron cercavano uno spot dal sapore ambientalista e più o meno pauperista: lasciare al mondo una Senna ripulita, per rispondere così alle polemiche sui costi delle Olimpiadi e sul loro impatto ambientale. Peccato che l’ambiente non si possa curare con uno schiocco di dita e neppure con un tuffetto. Ma solo se sai leggere nello scorrere lento della Senna puoi capire certe cose.