Il mondo ci guarda di nuovo, a quasi due anni dall’omicidio di Alika Ogorchukwu, ambulante nigeriano disabile, a Civitanova Marche. Se allora l’evento aveva avuto risonanza internazionale soprattutto per l’ignavia dimostrata dai presenti nei 4 minuti dell’aggressione mortale, stavolta nella tragedia di Satnam Singh a Borgo Santa Maria quel che colpisce, come sintetizza Worldcrunch.com, «non è tanto l’incidente sul lavoro accaduto a un migrante senza documenti, una tragedia quotidiana, ma l’abisso di disumanità che la vicenda rivela».

I media indiani, Times of India, The Hindu, Hindustan Times, Indian Express, India Today, così come tanti siti e le tivù, hanno dato fin da subito la notizia, tornando poi a riferire della morte del bracciante, originario del Punjab. «Gettato via come spazzatura» (dumped like rubbish), «il braccio amputato in una cassetta», «abbandonato per strada anziché portato in ospedale», «lasciato senza aiuto medico», «come un film dell’orrore, riferisce il sindacato italiano Cgil», sono le frasi ricorrenti, insieme alla foto del giovane. Si riporta anche l’«indignazione» delle forze sindacali e politiche e lo «shock generale» suscitato in Italia dalla vicenda.

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Sul sito The wire, pubblicato in inglese, hindi, urdu e marati, il sociologo Marco Revelli chiede come sia possibile che gli «schiavi dell’epoca moderna» (230mila illegali nei campi) diventino visibili solo quando muoiono (che si feriscano non basta); che molto sfugga agli ispettori del lavoro; che il caporalato continui quasi indisturbato. Tribune.com del Pakistan dà notizia delle manifestazioni organizzate dai sindacati e dalla comunità indiana di Latina. Anche a Singapore arriva la notizia, che Straitstimes.com accompagna con quella della morte, pochi giorni fa in Kuwait, di 45 operai indiani (su un totale di 49 persone) nell’incendio della loro abitazione. Tutto il mondo è paese. Due eventi sui quali riferisce anche il sito Gulfnews.com degli Emirati arabi uniti.

Sul sistema di sfruttamento e sul lavoro nero dei braccianti stranieri privi di contratto e di documenti, nell’Agro pontino e non solo, si sofferma il sito specialistico InfoMigrants.com, collaborazione fra media di diversi paesi europei. E ne parlano naturalmente tutti i media internazionali, da Reuters a Cnn, da Bbc al Guardian. Il Financial Times scrive: «Secondo gli attivisti e i sindacati, la morte del lavoratore è un sintomo dell’abuso sistematico nel settore agricolo italiano che conta molto su braccianti senza documenti per far fronte a un’acuta mancanza di manodopera».

La notizia e la foto di Satnam sono onnipresenti anche su agenzie e media in lingua spagnola e francese. E c’è chi riporta un servizio dell’Agence France Presse del 2021 sui «lavoratori agricoli indiani sfruttati in Italia», con la storia estrema di Balbir Singh, un altro indiano del Punjab: per sei anni ha vissuto da prigioniero presso un’azienda zootecnica, lavorando 12 ore al giorno per 150 euro al mese, dormendo in una roulotte senza acqua né elettricità, mangiando scarti. Liberato, ha visto finalmente condannare i suoi «datori di lavoro».

In America latina, media locali riprendono la vicenda da agenzie come la spagnola Efe. L’argentino Diarionorte.com sottolinea come la vittima non avesse contratti né garanzie; il colombiano ElEspectador.com precisa che «in Italia nel 2011 è stata approvata una legge che commina multe e carcere in caso di sfruttamento di lavoratori migranti assoldati come manodopera a buon mercato con l’intermediazione di ’capataces’ che tengono per sé una parte del salario. Ma il sistema continua». «Si esproprino i terreni di quell’imprenditore e vengano affidati ai lavoratori», è il commento di un lettore a uno degli articoli online.