Un fiume di sangue sulla storica scalinata di Piazza di Spagna a Roma. Questo l’effetto della vernice gettata durante l’azione di ieri del gruppo di disobbedienza civile Bruciamo Tutto, nato lo scorso 8 Marzo per sensibilizzare sulla violenza di genere. “Quaranta persone socializzate come donne sono state uccise dopo Giulia Cecchettin, ma ce ne sono molte di più che ogni giorno subiscono violenza e abusi a causa del loro genere. Questo è il loro sangue: una strage che la società si rifiuta di vedere, che resta sempre nascosta e accettata, come fosse normale morire per mano del proprio marito, partner, figlio” dice Anna, attivista.

Un forte urlo intorno alle 10 di mattina scuote le orde di turisti sulle scalinate di Trinità dei Monti, tutti si voltano e le ragazze ottengono così l’attenzione: l’obiettivo più alto di ogni azione di disobbedienza civile. Molte delle azioni portate avanti dal gruppo negli ultimi mesi sono caratterizzate infatti dall’elemento del grido, un rumore di allarme. Come quello sulla violenza di genere, per cui le attiviste ricordano le parole della sorella di Giulia Cecchettin, uccisa per mano dell’ex ragazzo. “Elena Cecchettin ha detto: ‘per Giulia non fate un minuto di silenzio, per Giulia bruciate tutto’. Siamo qua per questo: siamo Bruciamo Tutto. Siamo qua per urlare il nostro dolore e rendere visibile il problema – ha detto Manuela, attivista – Il nostro governo non agisce davanti a queste tragedie” .

Le pagine social del gruppo diventano un archivio di tutti i femminicidi dall’11 Novembre, le grafiche si moltiplicano ogni giorno per cui le attiviste commentano “queste storie sono cadute nel silenzio. Ma questa è soltanto la punta dell’iceberg di un problema molto più grande: lo Stato non vuole riconoscere il bisogno di una profonda trasformazione culturale, che dovrebbe iniziare dall’istruzione e continuare con provvedimenti legislativi”

La richiesta del gruppo parte dal taglio del 70% dei fondi ai centri antiviolenza da parte del governo guidato da Meloni, oltre agli attacchi alla legge 194 e all’autodeterminazione della comunità queer, per cui le attiviste chiedono un miglioramento del reddito di liberazione. Il contributo già esistente di 400 euro pro capite destinato alle donne che hanno subito violenza è ad ora infatti difficile da ottenere.

La risposta della politica ha tardato poco ad arrivare, forse troppo poco. Il ministro Piantedosi infatti in un tweet chiama erroneamente il gruppo Ultima Generazione con tanto di grafica “7 eco vandali fermati dalla Polizia” a fianco del tricolore. Il 25 Giugno la Polizia aveva fermato infatti sette persone con in mano due taniche di vernice per un totale di 20 litri. Ma le attiviste non hanno aspettato neanche 24 ore e ieri sono riuscite a svolgere l’azione. Anche Salvini li definisce ‘pseudo ambientalisti’. Nonostante i metodi simili a Ultima Generazione, il gruppo ha un’altra identità. Ma la risposta della destra rimane la stessa: un giudizio sui metodi più che sul contenuto.