L’Alto commissariato per i Diritti dell’uomo dell’Onu ieri ha chiesto alle autorità di transizione del Burkina Faso un’inchiesta «rapida, imparziale e trasparente» sull’ultimo massacro avvenuto nella città nord-occidentale di Nouna. Sono 28 i corpi rinvenuti tra il 30 e il 31 dicembre.

Le vittime, secondo alcune organizzazioni della società civile, come il Collettivo contro l’impunità e la stigmatizzazione della comunità (Cisc), sono in maggioranza civili dell’etnia peul (considerata contigua ai jihadisti), donne e bambini compresi, uccisi per rappresaglia dopo un attacco armato subito dalle locali brigate Vdp (Volontari per la difesa della patria), le milizie “civili” appoggiate e impiegate dal governo di Ouagadougou nella guerra al terrorismo islamista che affligge la regione (e per la quale si registra un aumento delle forniture militari turche, come i droni d’attacco Bayraktar TB2).

Queste milizie si sono rese responsabili – denuncia il Cisc – di «flagranti violazioni dei diritti umani» tra cui esecuzioni capitali, sequestri e saccheggi. Una condotta che finisce per spingere sempre più giovani nelle file delle formazioni jihadiste