Filtrano ormai quotidiane le immagini del gulag americano che va prendendo forma ai margini di questa seconda estate trumpista, sul confine meridionale degli Stati uniti. Dal mese scorso immigrati e richiedenti asilo, già vittime di abusi e soprusi da parte di contrabbandieri, banditi e autorità, subiscono una nuova efferata crudeltà che sta incarnando più di ogni precedente il volto bieco del trumpismo: la «rimozione» permanente dei figli. Da un Cie dello stato di Washington avvocati dei diritti civili riferiscono di aver parlato con alcune assistite mentre dai locali attigui si potevano sentire le urla e i pianti sconsolati dei bambini...