A una ragazza che gli chiede cosa consiglia ai giovani filmmaker risponde senza esitazione: «Mai lavorare con un direttore della fotografia alcolista. Fidatevi, so quello che dico». Harmony Korine è stato il protagonista dell’ultimo giornata del festival di Locarno che si è chiuso ieri, e ha consegnato al regista e musicista americano, icona per molte giovani e meno giovani generazioni, il Pardo d’onore Manor proponendo alcuni dei suoi film, dall’esordio divenuto leggendario Gummo (1997), al più recente (e anche suo massimo successo) Spring Breakers (2012). E una masterclass alla quale è arrivato complice ben accolto il regista Gaspar Noè.
Una sorpresa fino a un certo punto visto che i due insieme hanno realizzato Circus Maximo con Travis Scott (si, proprio il rapper che ha «terremotato» il Circo Massimo a Roma qualche giorno fa), protagonista del nuovo film di Korine che sarà presentato in anteprima alla Mostra di Venezia tra qualche giorno. Titolo Aggro Drift, sul Lido arriva anch’esso con un’aura di «terremoto» (non solo è l’esordio di Scott da attore ma sembra sia stato girato quasi interamente a raggi infrarossi), nelle parole del suo autore è un film «selvaggio e folle». «Ho cercato di non fare un film, non so se provocherà uno scandalo ma certo sorprenderà» dice Korine scusandosi di non poter aggiungere di più vista l’imminente prima veneziana.

NON SAREBBE la prima volta, Korine ha sempre tracciato cesure folli e radicali, Gummo subì molti attacchi – ma a sostenerlo c’erano Gus Van Sant e Werner Herzog – e lo stesso Spring Breakers, che è stato un successo (è costato 5 milioni e ne ha incassati sei volte tanto) quando venne presentato in concorso a Venezia aveva avuto numerose critiche. Era magnifico, naturalmente, ma richiedeva nel racconto di un ‘esplosione libera dell’adolescenza di riposizionare lo sguardo dentro a un caleidoscopio di pop culture in cui venivano distrutte pure le icone disneyane che ne erano protagoniste, Selena Gomez e Vanessa Hudgens. «Le Spring Breakers, le vacanze di primavera in America sono un rito di passaggio. Mi piace il suono di quella parola, “rompere la primavera”, “rottura della primavera”. Ho iniziato a pensare a ragazze in bikini che derubavano i turisti sulla spiaggia, soprattutto quelli grassi, non so nemmeno io perché. Così sono andato a Daytona ma c’erano solo motocicliste lesbiche, allora mi sono spostato a Pensacola. Stavo in un hotel dove i bambini vomitavano in corridoio. È stato bello, mi ha molto ispirato. Ma non farò mai un sequel di Spring Breakers, promesso, ce ne è uno e basta così».Il progetto con Travis Scott risponde al mio desiderio di sperimentare Oggi non girerei «Gummo», la sua forma è comune su Tik Tok (Harmony Korine)
Cinquant’anni, tra i protagonisti della scena indipendente americana, Korine è nato in una comune e vissuto a Nashville. «Mio padre girava degli strani documentari sui moonshiners (i produttori illegali di alcolici, nda) del sud degli Stati uniti e sugli artisti del circo, e vendeva erba».

IL CINEMA nella vita di Korine arriva presto, cresce con Scuola di Polizia, Smokey and the Bandit, The Outsiders. «A scuola ero un disastro, dormivo quasi sempre a lezione, ricordo che una volta una insegnante ha gridato il mio nome così forte che mi sono spaventato. Pensavo che mi avrebbe picchiato invece ha detto: “Chiunque ha scritto questo testo è molto bravo. Io gli ho risposto: “Cosa? Non mi hanno nemmeno incoraggiato». La storia è finita in un suo piccolo film – «Credo che ancora esista, era su un buddista violento». Travis Scott e il nuovo progetto «selvaggio», «Kids» e Larry Clark, l’esordio con «Gummo», l’indipendenza

POI È ARRIVATO l’incontro con Larry Clark che gli ha chiesto di scrivere Kids (1995), le vite di un gruppo di adolescenti a New York, molti dei quali amici di Korine tra droga, aids, prostituzione. Nel gruppo, tutti attori non professionisti, c’era Chloe Sevigny che aveva ispirato il personaggio della protagonista.«Non avevo mai scritto una sceneggiatura quando Clark mi ha proposto di farlo per Kids pensavo che una settimana sarebbe bastata. Vivevo a casa di mia nonna che era una cuoca tremenda, i suoi cibi sapevano di suola delle scarpe ma mi davano l’energia per andare avanti».
Gummo, il suo esordio da regista arriva nel 1997. E è subito uno scandalo. Il paesaggio umano della città di Xenia, in Ohio, che un tornado negli anni Settanta ha devastato è una visione inedita. Come lo sono s suoi abitanti, una comunità di white trash tra cui due ragazzini che ammazzano gatti e li rivendono al macellaio per comprare droga e pagare una ragazza disabile con cui fanno sesso, due sorelle molto belle, una loro amica oppressa dalla madre. Il tutto narrato in modo frammentario, con uno stile grottesco, molto amore, nessun filtro ideologico. Werner Herzog che sarà tra i protagonisti del suo film successivo, Julien-Donkey Boy lo aveva definito «l’ultimo fante dell’esercito». Ricorda Korine: «Avevo messo insieme attori e non attori in una stanza, davo loro indicazioni diverse e poi: “Vai!” Si ubriacavano sempre di più, parlando alla sedia come se fosse reale. Il mio amico, lo skateboarder Mark Gonzales, aveva iniziato a lottare contro la sedia. La sedia ha vinto un paio di volte. Chiudevo tutte le porte in modo che i produttori non vedessero».

OGGI, lavorerebbe allo stesso modo? «Non so nemmeno se farei un film come quello. Tutto è molto diverso oggi a cominciare dal linguaggio. Gummo lavorava su una frammentazione narrativa che all’epoca era nuova ma che adesso con Youtube o Tik Tok non ha più lo stesso impatto, è divenuta di uso comune. Preferisco sperimentare sempre linguaggi nuovi, che non ho mai utilizzato, come spero di avere fatto nel mio nuovo film».
Julien-Donkey Boy (1999) segna un altro passaggio. «Mi sono fermato, ero completamente fuori controllo e chimicamente instabile». Il film successivo arriva nel 2007 Mister Lonely – dove ritroviamo Herzog – seguito da Trash Humpers (2009). «Doveva essere un film che finisce gettato in un fosso, volevamo inviarlo alle stazioni di polizia. Ho vissuto vicino a una casa per anziani, c’erano tutti questi vecchi perversi che fissavano le finestre delle persone, mi divertiva celebrare il vandalismo». E adesso come vede il cinema? «Se penso al suo futuro non so bene cosa chiameremo così. Ma sono convinto che per quanto riguarda i film e l’entertainment ci saranno singole specificità».