Altre tre navi hanno lasciato ieri le acque territoriali ucraine verso il centro di ispezione di Istanbul e la prima nave straniera sta facendo rotta verso la regione di Odessa. Nonostante questo, la carenza di grano resta un problema globale.

STANDO alle dichiarazioni del ministro delle Infrastrutture di Kiev, Oleksandr Kubrakov, tre navi portarinfuse, la “Navi Star”, la “Rojen” e la “Polarnet”, sono salpate dal porto di Chornomorsk cariche di 57.000 tonnellate di mais e sono ora dirette verso Turchia, Regno Unito e Irlanda. Questa partenza segue quella della “Razoni” del primo agosto, avvenuta senza incidenti. Tuttavia, l’accordo di Istanbul per ora non sta influendo come ci si attendeva sul mercato internazionale di grano, mais e soia. Infatti, secondo gli esperti, gran parte del grano che l’Ucraina sta cercando di esportare viene utilizzato per l’alimentazione animale, non per il consumo umano.

LE PRIME NAVI a partire fanno parte di una dozzina di portarinfuse e navi da carico che erano state caricate di grano ma bloccate nei porti dall’invasione della Russia. Inoltre, la minaccia di attacchi improvvisi e delle mine vaganti nelle acque del Mar Nero per ora tiene lontane la maggior parte delle compagnie assicurative che non hanno intenzione di accollarsi un rischio così alto. C’è da considerare anche che la guerra in Ucraina non è l’unica ragione della crisi mondiale del grano. Kiev «rappresenta circa il 10% del commercio internazionale di grano, ma in termini di produzione non raggiunge nemmeno il 5%», ha dichiarato in un’intervista ad AP, David Laborde, esperto di agricoltura e commercio presso l’International Food Policy Research Institute di Washington. Secondo Laborde, delle 20 milioni di tonnellate di cereali che sarebbero in attesa di essere esportate dai silos ucraini, solo 6 milioni sarebbero di grano e, di questi, circa la metà sono destinate al consumo umano.

Del resto, alcuni dei grandi produttori di grano per uso alimentare come il Canada e gli Stati uniti sono alle prese con una siccità potenzialmente devastante che, unita all’aumento vertiginoso dei prezzi dei fertilizzanti agricoli, ha causato diverse impennate nella borsa dei cerali. Fluttuazioni che attualmente stanno colpendo soprattutto i Paesi in via di sviluppo ma che rischiano di avere un duro impatto anche sull’agricoltura europea. Per citare un dato, rispetto al febbraio 2020 i prezzi del grano sarebbero aumentati del 60%.

INTANTO A SOCHI, il presidente russo e quello turco si sono incontrati «con gli occhi del mondo puntati addosso», come ha dichiarato lo stesso Erdogan, evidentemente conscio del suo momento di grazia. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha dichiarato ai giornalisti che l’incontro servirà a Putin ed Erdogan per esaminare l’attuazione dell’accordo sul grano e per discutere della situazione militare in Ucraina e in Siria. Putin si è dimostrato insolitamente adulatorio verso il suo omologo turco ringraziandolo calorosamente per l’accordo sul grano e dichiarando che «i partner europei dovrebbero essere grati alla Turchia per aver garantito il transito ininterrotto del nostro gas verso i mercati europei» in virtù del gasdotto “TurkStream” che trasporta il gas russo in Turchia e nell’Europa meridionale attraverso il Mar Nero.
Sembra davvero che Erdogan si stia accreditando come l’unico leader in grado di mediare con la Russia per conto di Paesi occidentali (e della Nato) ormai troppo allineati con l’Ucraina.