Nei quasi 40 anni di vita a Milano, non mi era mai capitato di sentire la gente parlare di soldi come negli ultimi mesi. Giri per strada e senti brandelli di conversazione sui costi dell’affitto, delle bollette, degli elettrodomestici da cambiare, degli asili nido, dei libri per i figli, delle vacanze, della spesa. Sui mezzi, più di una volta ho sentito telefonate concitate, sempre di donne, che discutevano o litigavano con qualcuno per la mancanza di denaro. Una giovane, su un autobus, chiedeva a un amico se poteva vendergli un cellulare, vecchissimo, perché le servivano dei contanti per fare la spesa.

Un’altra sui 35 anni si è lamentata, a voce altissima, per venti minuti perché le persone con cui conviveva la stavano mandando via dopo averla fregata sull’affitto. Un’altra ancora, di circa 30 anni, pochi giorni fa ce l’aveva con una parente che le chiedeva 60 euro «Ma lei – continuava a ripetere all’interlocutore – vive bene, lei ha la pensione, ha un figlio che lavora, e la nipote che guadagna quasi duemila euro al mese. Che li chieda a loro quei soldi. Io non li ho, Io prendo 400 euro al mese, abbiamo dei debiti da pagare e proprio non possiamo aiutarla».Salendo sui mezzi, sono due i sensi che ti dicono come vive la gente, lo sguardo e l’olfatto. Sì, l’olfatto, perché dagli odori si possono capire un sacco di cose

QUESTA È LA GRANDE Milano che incontri sui filobus, sugli autobus, nelle metropolitane che portano nelle periferie. È un mondo che fatica ad arrivare non alla fine del mese, ma a metà mese. Spesso, per riconoscere questa lotta con il denaro che non basta mai, non serve nemmeno sentire una telefonata, basta prendere un metrò e osservare le persone, gli occhi cerchiati dalla stanchezza, gli abiti e le scarpe sovente troppo leggeri o usurati.

La redazione consiglia:
Povertà e crescita, il quadro italiano è disastroso

Salendo sui mezzi, sono due i sensi che ti dicono come vive la gente, lo sguardo e l’olfatto. Sì, l’olfatto, perché dagli odori si possono capire un sacco di cose e non necessariamente se le persone si lavano o no, ma dove e come vivono. Nelle ore di punta di giornate piovose, non è infrequente sentire uscire da giacche a vento e scarpe sentori di muffa e di umido. È il segno che gli abiti sono molto economici, che quello è l’unico cappotto o il solo paio di scarpe in dotazione, che le case di quelle persone sono poco riscaldate e, di conseguenza, la mattina dopo devono indossare quegli stessi vestiti anche se non si sono asciugati. Sui mezzi, nelle ore di punta, non trovi persone viziate, trovi gente che va al lavoro e a cui, è evidente, quel lavoro non permette di far fronte a tutti i bisogni di base.

IL BLOG MONEYFARM ha calcolato quanto serve, in media, a una famiglia per vivere in comfort zone nella capitale lombarda. Tenendo conto di affitto, mezzi, alimentari, bollette, spese per la scuola dei figli, spese sanitarie, intrattenimento e un ristorante ogni tanto servirebbero circa 3.300 euro netti al mese. Se non li hai, non ti resta che andare in periferia o fuori città.

Se prendiamo il salario medio di un ingegnere, una delle professioni più ricercate dal mercato, si va dai 26.500 euro lordi l’anno per un neolaureato a una forcella fra i 40 e i 50mila, sempre lordi, dopo dieci anni di esperienza. Divideteli per 12, e non arriverete ai famosi 3300 euro netti di cui parla moneyfarm, a meno che gli stipendi del genere non siano due. Figuriamoci come possono cavarsela un insegnante, un cameriere o un operaio.

La Milano di oggi, come ogni metropoli, rappresenta la più spietata selezione di classe della cittadinanza, i benestanti dentro, gli altri che vadano in periferia, basta che tornino in centro ogni mattina, anche se hanno le scarpe che sanno di muffa, sennò poi come fanno quelli di dentro a mandare avanti la loro esclusiva città.

mariangela.mianiti@gmail.com