“Noi vo-glia-mo il nostro lavo-ro”. Scandito al ritmo dei tamburi, il coro degli operai Gkn in presidio si avverte a cento metri di distanza dalla Prefettura, lì dove la viceministra pentastellata Alessandra Todde ha aperto quello che dovrebbe essere il primo faccia a faccia fra i vertici della multinazionale, le organizzazioni sindacali e le istituzioni. Quello che le tute blu ancora non sanno è che per conto di Gkn, e del fondo inglese Melrose che la controlla, a intervenire – in videoconferenza da Londra – è unicamente un avvocato-consulente della multinazionale di componentistica auto. Un legale che si limita a ripetere, parola per parola, il comunicato stampa aziendale: dalla “decisione irreversibile e irrevocabile per l’impossibilità nel proseguire l’attività di impresa”, al nulla osta “al confronto con le organizzazioni sindacali, come previsto dalla procedura”.
Confronto? “L’azienda è arrivata a chiederci di trattare la procedura di licenziamento in una stanza d’albergo”, spiega un arrabbiatissimo Michele De Palma, responsabile automotive della Fiom Cgil, subito dopo l’interruzione del tavolo. Perché Gkn e Melrose hanno perfino richiesto di tagliar fuori le istituzioni dalla vertenza. Con l’immediata reazione della viceministra: “Non mi è mai capitato di confrontarmi con un avvocato dell’azienda e non con il management, dire che quello di oggi non è un tavolo ufficiale è una gravissima mancanza di rispetto”.
Un fiume in piena Todde: “Questo è un tavolo istituzionale – ha ribadito rivolta all’azienda – e voi non potete permettervi di comportarvi così di fronte al governo, alla regione, alla città e alle organizzazioni sindacali. Questa non è una crisi industriale, e l’azienda lo sa, ma una vertenza in cui si sta parlando di problemi legati a tematiche finanziarie. Porteremo avanti tutte le iniziative opportune, perché quello di oggi da parte vostra non è un atteggiamento corretto. Prendo atto del vostro comportamento irrispettoso, vi era stato chiesto di presentarvi in presenze e avete detto no. State chiudendo uno stabilimento perché avete problemi finanziari. Ma lo Stato tratta con chi ha potere di trattare”.
Anche in seguito, in conferenza stampa, la viceministra non è arretrata di un millimetro: “Noi non permetteremo mai che un’attività produttiva venga trasformata in un prodotto finanziario. Non permetteremo speculazioni, perché noi non siamo un paese da predatori. Vogliamo che l’azienda si sieda al tavolo. E, davvero, quello che si è svolto oggi è uno dei tavoli più singolari che io abbia visto in questi anni”. Parole che hanno un minimo tirato su il morale alle istituzioni locali, dal sindaco campigiano Fossi a quello fiorentino Nardella e al presidente toscano Giani, che hanno una gran paura di un ancor più devastante effetto domino nel già sofferente tessuto produttivo territoriale.
Da parte loro i manifestanti sotto la Prefettura, con larga prevalenza del Collettivo di Fabbrica, sono espliciti: “Vogliamo soltanto tornare a lavorare”, dicono invariabilmente mentre, con tamburi, bandiere e fumogeni, danno vita a un autentico happening con cori e slogan. Compreso l’anthem Seven Nation Army dei White Stripes per cui Jack White, che ha fatto tanti miniconcerti itineranti dove le sofferenze sociali sono più marcate, dovrebbe alla fine chiedere le royalties.
“Siamo carne da macello – racconta uno di loro – nelle mani di proprietari invisibili”. Tanti altri, in questi giorni, hanno raccontato ai media, Tg3 toscano in testa, dei mutui da pagare. Dei figli che vanno a scuola e che meriterebbero un po’ di vacanza e di serenità, dopo i terribili disagi della pandemia. Di una vita di faticoso lavoro che all’improvviso si stravolge, facendo del futuro un buco nero che rischia di inghiottirli.
A tutti loro la viceministra Todde assicura che la vertenza andrà avanti: “Gkn fa parte di un gruppo multinazionale, l’analisi su un unico stabilimento non regge, serve una visione più generale”. Il presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo apre le porte ai manifestanti. “Siamo tutti al vostro fianco, senza alcuna distinzione”.
La Fiom con Di Palma e il segretario fiorentino Daniele Calosi tiene ferma la linea: “Si ritirino i licenziamenti e si apra davvero un confronto: si garantisca piena occupazione e si riprenda a lavorare. Tutto il governo deve intervenire”. E da più parti si inizia a chiedere ai committenti di Gkn, in particolar modo il gruppo Stellantis, già Fca, che dallo Stato italiano ha ricevuto tanto, di prendersi le proprie responsabilità.