Se la “legge operaia” dei giuristi progressisti contro le delocalizzazioni è stata depositata da tempo, alcune norme di quel disegno di legge sono state ammesse come emendamenti alla discussione della legge di bilancio. “Quindi a breve tutte le forze parlamentari dovranno dire semplicemente ‘a favore’ o ‘contro’, e perché – annota il Collettivo di Fabbrica Gkn – il resto saranno chiacchiere portate via dal vento”.
La notizia arriva alla vigilia del nuovo incontro al Mise sulla vertenza, convocato per domani alle 16 dalla viceministra Alessandra Todde, e con tutte le parti invitate al tavolo. L’appuntamento arriva anche alla teorica scadenza dei 15 giorni di tempo che la multinazionale dell’automotive si era presa, per studiare le proposte avanzate dall’imprenditore Francesco Borgomeo, diventato l’advisor ufficiale di Gkn.
Al tempo stesso gli emendamenti dovrebbero essere discussi entro pochi giorni, assicura il senatore ex pentastellato Matteo Mantero, oggi in Pap, primo firmatario a Palazzo Madama di un ddl sottoscritto anche da altri ex M5S. “Questa norma può essere realtà entro Capodanno – annuncia Mantero – altrimenti la solidarietà alla lotta di lavoratori e lavoratrici minacciati di licenziamento diventa ipocrisia”.
Tra i vari vincoli inseriti nell’emendamento c’è l’obbligo di comunicare preventivamente al governo da parte dell’azienda il progetto di dismissione, e di presentare al Mise un piano per la salvaguardia dei lavoratori, da approvare con l’ok dei sindacati. Inoltre, per salvaguardare la continuità produttiva dello stabilimento, considerandolo un patrimonio collettivo e un valore aggiunto per il territorio, l’emendamento prevede il diritto di prelazione dello Stato, attraverso Cdp, o eventualmente di una cooperativa di lavoratori sull’acquisto dell’impresa.
La Rsu della Gkn di Campi Bisenzio insiste poi sul progetto di un polo pubblico della mobilità sostenibile: “Stellantis disimpegna e le multinazionali scappano – osservano gli operai – ma i fondi del Pnrr ci sono. Un cortocircuito evidente. Ma la soluzione è semplice, basterebbe la volontà pubblica per realizzarla. Si rilevino le aziende dell’automotive dismesse o in ristrutturazione, e si crei una unica filiera per produzione di mezzi pubblici ecosostenibili, per la conversione ambientale del grande trasporto urbano ed extraurbano, ferroviario, marittimo, su strada e aereo”.