Varsavia reagisce al pronunciamento della Corte di giustizia Ue di lunedì scorso che, accogliendo il ricorso presentato contro la Polonia dalla Commissione Ue, ha giudicato contraria al diritto dell’Unione la normativa sull’abbassamento dell’età per il pensionamento dei giudici della Corte suprema. Se da un lato il governo polacco sembra voler ignorare la condanna, dall’altro, invece, accusa Bruxelles di voler interferire nelle decisioni prese dal governo della destra populista di Diritto e giustizia (PiS). «Il pronunciamento del Tribunale Ue non ha alcun valore giuridico. Non cerchiamo il conflitto ma si tratta di un’ingerenza troppo grande in questioni che non sono regolate dal trattato Ue», ha dichiarato il ministro della cancelleria del presidente polacco Andrzej Dera. Una dichiarazione in grado di infiammare l’elettorato euroscettico in vista delle prossime elezioni parlamentari previste in autunno.

La sentenza crea un precedente importante in Europa e un punto di riferimento per ogni futuro contenzioso sullo stato di diritto tra un paese membro e le istituzioni comunitarie.

A far scattare la Commissione era stata la legge entrata in vigore in Polonia la scorsa primavera che prevedeva il pensionamento anticipato per tutti i giudici del massimo organo di giustizia polacco che avessero compiuto 65 anni. Un provvedimento che avrebbe colpito per ragioni anagrafiche anche la sessantaseienne presidente della corte Małgorzata Gersdorf, diventata negli ultimi anni una figura simbolo della lotta alla czystka voluta dal PiS, una campagna di epurazione della magistratura in tutti gli organi giuridici del paese: dal Tribunale costituzionale controllato da giudici filo-PiS, passando per il Consiglio nazionale della magistratura e i tribunali ordinari sulle cui nomine il potere politico è ormai autorizzato ad incidere. L’inamovibilità dei giudici è al centro delle argomentazioni di Bruxelles, forte anche di una sentenza del tribunale Ue. La corte europea con sede in Lussemburgo aveva infatti già condannato la Polonia a reintegrare i 27 giudici della Corte suprema mandati prematuramente in pensione. A dicembre scorso il PiS ha poi ceduto su questo punto accettando di reintegrare i magistrati costretti al pre-pensionamento grazie ad un decreto del presidente Andrzej Duda, anch’egli espressione della maggioranza.

Bruxelles si aspetta di più dal governo polacco anche sulla riforma del Consiglio nazionale della magistratura e l’istituzione di un consiglio disciplinare della giustizia a nomina politica.