«Condanno l’attacco di Hamas contro Israele, la cui brutalità è inaccettabile e non ha spazio in questo mondo. Allo stesso modo, respingo l’attacco di civili indifesi a Gaza da parte di Israele. Il diritto di difendersi non deve e non può permettere un attacco di queste proporzioni, le regole di guerra impongono che i civili devono essere protetti a tutti i costi». Ha aperto così i lavori della sessione speciale di emergenza dell’Assemblea generale dell’Onu il presidente di turno, Dennis Francis, rappresentante di Trinidad e Tobago. «È ridicolo» ha tuonato l’ambasciatore israeliano all’Onu, Gilad Erdan, «quando si legge questa bozza Hamas sembra perso per strada, è una vergogna per la vostra intelligenza, è una follia che un testo che del genere venga anche solo preso in considerazione per essere votato». Eppure l’Assemblea si è tenuta e per oggi si attende una votazione che non si preannuncia affatto unitaria.

LA DELEGAZIONE israeliana prima dell’inizio del summit aveva depositato sulle sedie dei partecipanti un foglio con un Qr code che rimandava a un video, mostrato poi dallo stesso Erdan durante il proprio intervento, sulle atroci violenze commesse da Hamas durante gli attacchi del 7 ottobre. «Niente può cambiare un’ideologia genocida» ha commentato Erdan «c’è solo una soluzione per curare un cancro ed è l’eliminazione di ogni cellula cancerogena». Ma, forse prevedendo eventuali risposte, Erdan ha affermato che «questa guerra non ha nulla a che fare con i palestinesi, è una guerra contro i terroristi di Hamas».

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«RICORDIAMOCI tutti che siamo qui riuniti mentre i palestinesi della Striscia di Gaza sono sotto le bombe» ha risposto Riyad Mansour, rappresentante palestinese all’Onu, «per migliaia di persone non c’è più una famiglia da abbracciare. Non per un atto di Dio, ma per l’atto di un governo rappresentato qui in quest’aula». «Perché alcuni provano così tanto dolore per gli israeliani e così poco per noi palestinesi?» ha insistito Mansour. «Qual è il problema? Crediamo forse in una religione sbagliata, abbiamo il colore della pelle sbagliato o la nazionalità sbagliata?».

Insomma, le polemiche scoppiate mercoledì per le parole del Segretario generale delle Nazioni unite, Antonio Guterres, non hanno determinato un cambiamento nell’impostazione dei vertici del Palazzo di vetro di New York. «Ripeto il mio appello per un cessate il fuoco umanitario immediato» aveva detto Guterres, «sono profondamente preoccupato per le evidenti violazioni del diritto umanitario internazionale a cui stiamo assistendo a Gaza. Cerchiamo di essere chiari: nessuna delle parti coinvolte in un conflitto armato è al di sopra del diritto umanitario internazionale». E Francis ieri ha ribadito che la priorità è l’«interruzione immediata delle ostilità e l’apertura di corridoi umanitari per gli aiuti a Gaza».

LA RIUNIONE di ieri nasce dalla richiesta di Giordania e Mauritania che accusano Tel Aviv di «azioni illegali nella parte di Gerusalemme occupata e nel resto dei territori palestinesi occupati». Richiesta accompagnata da molte polemiche, soprattutto da parte israeliana, che biasimano i due stati di «non menzionare affatto Hamas né gli attentati del 7 ottobre», come riporta il Times of Israel. Il tutto a un solo giorno di distanza dai veti incrociati di Usa e Russia sul cessate il fuoco a Gaza.

La rappresentante di Washington, infatti, aveva proposto al Consiglio di Sicurezza dell’Onu un cessate il fuoco che era stato bloccato dal veto di Mosca e Pechino. Quest’ultima accusava la Casa Bianca di aver «ignorato le preoccupazioni della maggior parte dei membri dell’Onu» e di aver esercitato pressioni per un testo che «non riflette i forti appelli del mondo per il cessate il fuoco». Dopo il primo veto, anche la mozione russa era decaduta a causa dei voti contrari di Usa e Gran Bretagna.

IN UN CLIMA così teso, le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, pronunciate ieri di fronte ai giovani funzionari di un programma congiunto tra Farnesina e Onu, suonano come un monito per la posizione italiana. «Le Nazioni Unite sono e rimangono lo strumento più efficace per risolvere le tensioni e le controversie. Per questo l’Onu va rafforzato in tutti i modi possibili, anche con riforme che ne assicurino una maggiore capacità operativa».