Fca sempre meno italiana. Fra poche ore arriverà la comunicazione ufficiale: Renault e l’ex Fiat annunceranno “un’ampia alleanza”, primo passo verso la fusione che formerebbe il più grande gruppo automobilistico al mondo.

Lo scoop del Financial Times di sabato ha avuto conferme specie da Parigi dove lunedì mattina il Consiglio di amministrazione da darà il via libera alla complessa operazione che potrebbe includere anche uno scambio azionario. La mossa francese è anche il tentativo di reagire all’arresto di Carlos Ghosn, il manager brasiliano arrestato per corruzione a novembre a Tokyo per finanziamenti illeciti.

Secondo indiscrezioni la cooperazione fra Fca e Renault sarebbe condizionata all’abbandono dei piani francesi di fusione con Nissan nel breve termine.

L’alleanza con Renault sarebbe anche la prima mossa post Marchionne del nuovo manager Mike Manley che tenta di reagire ai risultati negativi negli Stati Uniti e di Alfa in Europa. Renault è poco presente negli Usa ed è forte in Asia dove l’ex Fiat è debole.

A livello di presenza nei segmenti Renault basa la sua forza sui modelli più popolari mentre Fca ormai punta ai modelli di alta gamma. L’intesa ha infatti il potenziale di portare ampi risparmi in Europa, dove Fca ha quasi un terzo dei suoi dipendenti nonostante realizzi quasi tutti i suoi profitti in Nord America. Renault, di cui il governo francese ha il 15%, realizza in Europa quasi la metà delle sue vendite.

Ma le sovrapposizioni nelle produzioni sono molte, soprattutto in Europa. Come ogni fusione il rischio di chiusura di stabilimenti e migliaia di posti di lavoro cancellati è altissimo.

Molto preoccupata la Fiom-Cgil che già sabato sera chiedeva al governo di intervenire, come nessun esecutivo ha fatto su Fca da un buon decennio. La segretaria generale Francesca Re David e il segretario nazionale con delega all’automotive Michele De Palma chiedono ai cugini di Fim Cisl e Uilm – firmatari del contratto Fca – di superare le divisioni e chiedere un tavolo unitario.

«Sembra ormai imminente l’annuncio di Fca di un’alleanza con Renault. Sono ancora troppe, tuttavia, le incognite che riguardano questa operazione che avrà ricadute importanti sul futuro dell’auto e della componentistica, della ricerca sulla mobilità ecosostenibile e sull’occupazione. Non è pensabile che un grande gruppo multinazionale decida da solo, senza alcuna interlocuzione, su un settore così fondamentale per il sistema industriale del paese. E’ giunto il momento che i sindacati si assumano la responsabilità di superare le divisioni, pur nelle differenze, e pretendano la convocazione da parte del governo di un tavolo sull’automotive, come abbiamo chiesto invano da mesi, che coinvolga sindacati e imprese, a partire da Fca», spiegano in una nota.

Interlocutorie sebben preoccupate le reazioni degli altri sindacati. L’alleanza «potrebbe generare opportunità se rivolta in modo prioritario allo sviluppo. Ma potrebbe nascondere dei grandi rischi se l’attenzione si concentrasse soprattutto sulla riduzione della capacità installata e quindi dell’occupazione in Europa», avverte Gianluca Ficco, segretaerio nazionale con delega all’automotive della Uilm. Il segretario generale di Fim Cisl Marco Bentivogli chiede di aprire «al più presto un confronto perché è opportuno chiarire ed escludere eventuali sovrapposizioni con gli stabilimenti e l’occupazione nel nostro Paese».

Se Fca non parla e non deve rendere conto al governo italiano, le indiscrezioni sostengono che Manley e il presidente di Fca John Elkann si sono recati più volte a Parigi dall’inizio dell’anno per lavorare all’intesa. Fca infatti ha lavorato in passato con Emmanuel Macron: era il 2013 e sull’attuale presidente francese, allora consigliere di Francois Hollande, ricadeva la responsabilità delle trattative preliminari fra Fca e Peugeot con cui l’ex Fiat ha da decenni un accordo per produrre veicoli commerciali ad Atessa (Chieti), anch’esso a rischio di delocalizzazione in Polonia.