“Fuori le aziende dall’università. Stop al fossile”. Un gruppo di studenti della facoltà di Ingegneria della Sapienza di Roma ha accolto con questo striscione i rappresentanti delle diverse aziende invitate nel Chiostro di San Pietro in Vincoli a un evento all’interno dell’università. JobStart, come si legge sul sito dell’ateneo, è un evento “dedicato esclusivamente alle opportunità di carriera, dove le aziende possono incontrare studenti, laureandi e giovani professionisti”.

Tra le aziende partner di questa edizione erano presenti – nell’ordine di apparizione sul sito internet – Eni, Leonardo, Avio, Almaviva, Hilti, Bip, eFM, PwC, Engie, Cogne Acciai Speciali, Umana, Generali, Synergie, ABB, Randstad, Inno-Tek e Bridgestone. E sono proprio i settori di cui si occupano molte di queste aziende ad aver fatto scattare la protesta del collettivo di studenti di Ingegneria, che in un comunicato denunciano quanto La Sapienza “sia sempre più asservita agli interessi dei privati e sempre meno alle esigenze di studenti e ricercatori. Questo legame tra università e imprese è evidente nelle scelte compiute dal nostro Ateneo”.

Fra queste: “Accettare il finanziamento privato dei corsi di studio e ricerca a fronte dei tagli al fondo di finanziamento ordinario”. Così l’università, “da luogo di formazione e sviluppo di un sapere critico, diviene bacino di reclutamento di menti per le grandi imprese”.

Nel mirino degli studenti, come detto, soprattutto la presenza di aziende come Eni e Leonardo: “Eni parla di un piano di azzeramento di emissioni nette entro il 2050 celando nel frattempo una strategia di investimento che continua a prediligere le fonti fossili a discapito di quelle rinnovabili” mentre Leonardo “è il primo primo produttore di armi in Europa e ha visto il valore delle sue azioni salire del 40% dall’inizio della guerra in Ucraina. Gli interessi di queste aziende sono incompatibili con gli interessi del pianeta e di chi lo abita”.