I Per decenni sacrificata all’industria fossile e ora piegata dall’alluvione, Ravenna si sta risvegliando grazie a una forte resistenza alle nuove infrastrutture per il gas e alle colate di cemento.

«Siamo basiti» è la risposta di Legambiente Emilia Romagna agli attacchi del sindaco Pd e presidente della provincia Michele De Pascale: «Mentre altri sindaci intervistati hanno ammesso la corresponsabilità di scelte di pianificazione e gestione territoriale sbagliate alla luce di quanto è avvenuto, lei ha scelto di dare la colpa a nutrie e ambientalisti».

L’associazione sottolinea che invece sono stati gli stessi ambientalisti, da tempo, «a sottolineare la necessità di realizzare le casse di espansione sul fiume Senio e non solo, cercando in ogni modo di spronare gli Enti competenti a realizzare rapidamente il progetto». Poi ricorda che «secondo i dati Ispra relativi all’anno 2021, fra i comuni italiani Ravenna risulta seconda solo a Roma per incremento del consumo di suolo, un suolo che non potrà più assorbire acqua».

Anche il Coordinamento Ravennate Fuori dal Fossile rimanda al mittente le accuse: «Non possiamo tacere di fronte all’aggressività con la quale in questi giorni è partita la “caccia agli ambientalisti”, che cerca di dipingere, con un misto di disinformazione e vere e proprie calunnie, un quadro quanto mai lontano dalla realtà».

Le associazioni sono compatte nel dire «no al rigassificatore», che dovrebbe approdare a largo di Punta Marina, a circa 8,5 km dal porto, entro la fine del 2024. Fortemente voluto dal sindaco De Pascale, dal presidente della Regione Stefano Bonaccini e in continuità con le scelte del governo Meloni, il rigassificatore galleggiante riceverà il Gnl (gas naturale liquefatto) da navi metaniere per trasformarlo in gas naturale. Sarà costruito anche un metanodotto di circa 40 km, tra terra e mare.

«Un intervento strutturale che ci legherà al fossile per i prossimi 25 anni con ulteriori emissioni climalteranti – denuncia Legambiente – I dati dei climatologi parlano chiaro: ogni aumento di 0,5 gradi della temperatura globale comporta il raddoppio o la triplicazione degli eventi estremi».

Proprio contro questo progetto, il 6 maggio a Ravenna fu organizzata una grande manifestazione nazionale. Il problema non è solo per il clima, ma anche per l’ecosistema marino: «Enormi quantità di acqua marina passano nel rigassificatore, per poi essere restituiti al mare freddi, clorati e sterilizzati» spiega Pippo Tadolini del Coordinamento «a questo si aggiungono circa 50 metaniere l’anno e fondali dragati».

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Un mare, come quello Adriatico, con fondali bassi e scarso ricambio di acqua, messo in questi giorni a dura prova anche dall’enorme quantità di rifiuti e liquidi inquinanti portati dalla fiumana. Tanto che la stessa stagione balneare è a rischio.
Il rigassificatore è solo un tassello del nuovo progetto dell’hub portuale, finanziato anche dai fondi Pnrr. Verranno dragati i fondali, (da 10,5 attuali a 12,5 per giugno 2024 a 14,5 per dicembre 2026) per far passare le navi cargo di grandi dimensioni.

«L’elettrificazione sarà fatta solo nel molo di Porto Corsini ma non in tutta l’infrastruttura portuale, così le grandi navi resteranno col motore acceso per tutto il tempo di sosta» spiega Massimo Manzoli ex consigliere di Ravenna in Comune.

«I fondali del porto sono storicamente soggetti a continuo insabbiamento, come faranno a mantenerli a quel livello? I fanghi di dragaggio saranno poi sversati su terreni agricoli, per quasi trecento ettari, con la previsione di cementificarli per creare piazzali da logistica» continua Francesca Santarella, di Italia Nostra, «tutto questo in un territorio già fortemente inquinato, nei pressi della pialassa dei Piomboni, area lagunare vicino al parco naturale del Delta del Po, dove ancora si pesca nei ‘padelloni’. Questa laguna tra l’altro, chiamata il cimitero delle navi, ospita almeno tre grandi navi abbandonate da oltre quattordici anni, che si sommano alla Berkan B che affondò nel 2019 sversando nelle acque del porto centinaia di tonnellate di liquidi inquinanti. Invece di preoccuparsi di ampliare il porto, bisognerebbe bonificare la laguna e smantellare in sicurezza queste navi».