«Non ho mai provato così tanto odio come quando me ne sono andato dal mio paese» scrive Carlos Manuel Álvarez, cubano tra i più interessanti della sua generazione, in Falsa guerra (traduzione di Violetta Colonnelli, Sur, pp. 272, € 17,50) dove racconta vite minime votate a disperdersi, a diradarsi in un universo fatto di paura, instabilità e rabbia. Nel romanzo la struttura narrativa è frammentata come le esistenze di cui racconta: dominano la scena la collera e un dolore sordo che sale in superficie, lungo attimi di consapevolezza che declinano l’esilio come una delle pieghe oscure dell’uomo contemporaneo, costretto alla...