Fiom e Federmeccanica di nuovo unite. Questa volta a Torino – dove dal 2008 si sono persi nel settore ben 32 mila posti di lavoro – continuano a chiedere a Draghi di essere convocate per una gestione «strutturale» dei problemi dell’automotive.

Dopo la lettera e la conferenza stampa comune di due settimane fa – con anche Fim Cisl e Uilm – ieri Francesca Re David e Federico Visentin hanno diviso il palco confrontandosi nell’assemblea Safety car che la Fiom sta tenendo in ogni regione per incontrare i delegati dell’automotive.

ANCORA PAROLE DURE contro il governo nonostante sul palco ci fosse proprio un esponente dello stesso: quel Andrea Orlando che però era stato escluso dal vertice a palazzo Chigi che ha partorito il «piano» vuoto illustrato la scorsa settimana da Giorgetti: il solo stanziamento di un miliardo (800 milioni nel 2022) fino al 2030. «Sono un segnale ma non sufficiente e non so se il governo sappia come e in che direzione spenderle – attacca la segretaria Francesca Re David – . Con noi, con Federmeccanica e con le imprese in generale non ne ha discusso perché se si tratta solo di incentivi per acquistare di auto di lusso credo non sia sufficiente per garantire il futuro di questo Paese. Per la prima volta sindacati metalmeccanici e Federmeccanica hanno realizzato un documento comune. Questo dimostra la straordinarietà della crisi che riguarda il settore automotive. Qualche decennio fa eravamo i secondi produttori, ora siamo l’ottavo. Marchionne non aveva capito l’elettrico e ora siamo in grande ritardo. Manca una politica di sistema e manca la consapevolezza che non sono sufficienti gli incentivi», ha concluso Francesca Re David.

QUASI SULLA STESSA LINEA le parole del presidente Visentin: «Le risorse per quello che abbiamo in mente non sono moltissime perché servono interventi strutturali accanto a interventi emergenziali. Il settore rischia di essere sconvolto, non si risolve tutto a botte di incentivi. Non si può considerare finito il gioco: abbiamo dato, quindi ci fermiamo lì. In realtà gli interventi devono essere anche molto superiori e strutturati con una certa intelligenza e coerenza. Se siamo uniti siamo più forti», ha concluso il numero uno di Federmeccanica.

È la conferma della spaccatura all’interno di Confindustria visto che sabato scorso Anfia – l’associazione delle aziende della filiera dell’auto – aveva lodato il «piano Giorgetti» con un incredibile peana al ministro leghista.

UNICO PUNTO DI ATTRITO la richiesta di Federmeccanica di «evitare gli annunci come quello della scadenza del 2035» per la produzione di motori endotermici: benzina e diesel, su cui sono ancora previsti gli incentivi del governo.

E qui ha risposto il ministro Orlando: «Penso che il 2035, guardando alle condizioni del pianeta: il collasso ambientale credo sia una cosa molto più prossima di quello che pensiamo. Il piano B è dire all’Europa che rispettiamo i tempi, ma le risorse per accompagnare la transizione non sono sufficienti. Serve un impegno maggiore per la transizione», ha aggiunto Orlando.

E SUL TEMA DEL PIANO Stellantis, presentato a giorni da Carlos Tavares – che ieri ha annunciato un premio globale ai dipendenti per il successo del primo anno da 1,9 miliardi che si traduce in 450 euro per gli operai italiani -, Orlando è sulla linea della Fiom: «Non ci possiamo permettere gli errori del passato, chiamare politiche industriali ciò che è semplicemente assecondare le scelte dei grandi player. Un tavolo ci vuole: non possiamo sapere le cose a spizzichi e bocconi, dobbiamo avere garanzie sui livelli occupazionali e sul futuro della filiera. Serve un’assunzione di responsabilità sull’indotto da parte di Stellantis», ha concluso strappando l’applauso della platea Fiom quando ha ricordato «i salari troppo bassi in Italia».