Professore di diritto presso l’Universidad de Chile a Santiago, avvocato e politico della sinistra socialista del Paese, anche se non più del Partito socialista, Fernando Atria Lemaitre è senza dubbio uno dei padri più autorevoli della nuova proposta costituzionale. Eletto come constityuente, ha orientato la discussione e mosso il dibattito interno al processo costituente, permettendo di disegnare una nuova prospettiva giuridica all’ordinamento proposto. Lo abbiamo incontrato per capire l’importanza di questa costituzione e gli scenari politici che si potrebbero aprire per il Cile.

foto Fernando Atria Lemaitre
Fernando Atria Lemaitre

Fernando Atria Lemaitre, che succederà se vincerà il “Rechazo”?

Entreremo in un vicolo cieco. Perché ci sarà uno scollamento tra la soluzione politica decisa con il Plebiscito, l’unica valida democraticamente, e che prevede due cose previste nel “Plebiscito d’inizio” (che bisogna stilare una nuova costituzione e che si deve fare con una “Convenzione costituzionale”), e l’effetto giuridico del “Rechazo”, ovvero il fatto che tornerà ad essere valida la costituzione del 1980. Di conseguenza, qualsiasi cosa si deciderà di fare ci sarà bisogno di una riforma costituzionale. Sarà la destra ad avere in mano la situazione in questo caso, come è sempre accaduto. Accadrà qualcosa di simile al 2005, quando c’è stata una riforma costituzionale significativa, ma l’essenziale della Carta Magna non è stato toccato.

Qualsiasi sarà il risultato, il Paese resterà diviso e polarizzato. Anche questo sarà un problema?

Si diceva lo stesso prima del “Plebiscito d’inizio”, che ha visto l’80% dei cittadini votare per superare la vecchia costituzione. In quel momento abbiamo visto che la polarizzazione era tra l’élite di destra che controlla i mezzi di comunicazione e il resto della popolazione. Vedremo. Ciò che è sorprendente è che la discussione sull’idea che questa costituzione produrrebbe una polarizzazione ignora il fatto che il Cile è in uno stato di crisi profonda. Pensare che, in un anno, i convenzionali potessero creare una costituzione in grado di sanare questo conflitto, vuol dire non capire come funziona la politica e il conflitto sociale. Il fatto che in un solo anno siamo stati capaci di proporre questo nuovo testo è, al contrario, semplicemente straordinario. Ovviamente, non è “la migliore costituzione del mondo”. Penso che sia la costituzione italiana a meritarsi questa titolo.

Forse per alcuni settori della società cilena è troppo avanzata?

Sicuramente è contraria al senso comune costituzionale legato alla Costituzione del 1980, che pensa che la costituzione debba limitare il potere politico. In secondo luogo, quello che è successo in Cile è quanto accaduto durante la Brexit, o con Trump e Bolsonaro. Ciò ha determinato che non c’è stata una campagna attorno al senso della nuova costituzione, ma in risposta alla disinformazione e alle menzogne.

Il nuovo approccio potrebbe aver reso inefficace le limitazioni che una costituzione, come tale, deve porre al potere politico?

Il costituzionalismo nordamericano pensa che la funzione principale di una costituzione sia quella di limitare il potere. Per me è chiaramente un errore. Non perché la costituzione non abbia anche questa importante funzione. Ma la prima funzione è quella di costituire il potere democratico. La costituzione del 1980 ha creato un ordinamento che ha neutralizzato il potere democratico, che non poteva fare riforme rispetto all’impianto neoliberista. Nel nuovo testo esistono due camere, una corte costituzionale, un potere giuridico indipendente. Ha tutti i dispositivi istituzionali propri di un governo limitato.

Immagino che, per la sua esperienza e conoscenza, ha molte critiche da fare al nuovo testo costituzionale. Quali sono le più importanti?

Innanzitutto, questa è la costituzione di cui ha bisogno il Cile. Detto questo, ci sarebbero molte critiche da fare. La principale è che non risolve il problema costituzionale della tradizione cilena, ben anteriore al 1980: il presidenzialismo cileno.