L’immaginazione è un fatto di libertà. Proprio per questo è uno spazio di non-violenza. Ma la crudeltà, in senso artaudiano, è tutt’altra cosa dalla violenza: volontà di rifare il mondo assecondandone il ritmo più intimo, vitale. La violenza è banalità del quotidiano, quando il quotidiano è ridotto a banalità. Banalità dei suoi riti: le mezze parole, la menzogna senza relazione, la calunnia asservita, la denuncia servile. Anche quella di una donna, una madre, che denuncia il marito e seppellisce sotto la cenere questa ambigua verità. Ma i fatti sono tenaci se l’immaginazione li libera dalle catene del quotidiano: riemergono qui...