Tracce di Black carbon sono state trovate nella placenta delle donne incinte di Barcellona, lo ha rilevato uno studio condotto da Jordi Sunyer, docente di Medicina Preventiva e Sanità Pubblica dell’Università Pompeu Fabra, nell’ambito del progetto BISC finanziato dal Consiglio europeo della ricerca per valutare l’effetto dell’esposizione prenatale all’inquinamento atmosferico urbano sullo sviluppo del cervello prenatale e postnatale. ll black carbon (BC) è un inquinante molto presente nelle aree urbane emesso soprattutto da motori a diesel, che veicola nell’organismo umano sostanze cancerogene e genotossiche che provocano danno al sistema respiratorio e cardiovascolare.

LO STUDIO DEL PROFESSOR SUNYER ha rilevato che l’esposizione del feto durante la gravidanza all’inquinamento atmosferico determina delle modifiche nello sviluppo del cervello del bambino. Questo è solo uno degli ultimi risultati scientifici nel campo degli studi dedicati all’inquinamento atmosferico, che è una delle principali causa di malattia per le persone e i bambini nelle grandi città. Nonostante la letteratura scientifica in materia sia sempre più ampia ed approfondita, in Italia, come nella maggior parte dei Paesi a livello mondiale, sono ancora deboli le politiche ambientali a tutela del diritto di respirare aria pulita per bambine e bambini.

«MIGLIORARE LA QUALITA’ dell’aria, di conseguenza, la salute dei cittadini riducendo al contempo l’enorme costo sanitario e sociale dell’inquinamento atmosferico è possibile – dichiara Anna Gerometta, presidente di Cittadini per l’Aria -. Servono soluzioni che prescindono da riferimenti politici e che, viceversa, possono unire trasversalmente il nostro Paese per un obiettivo imprescindibile: garantire alle nostre bambine e ai nostri bambini un bagaglio di salute per il loro futuro. Cambiare passo non è solo una possibilità: è un dovere. Per questo abbiamo creato e promosso il Patto per l’Aria dei bambini e delle bambine, il primo passo verso politiche coraggiose che diminuiscano l’inquinamento dell’aria, soprattutto nelle grandi città».

I PRIMI FIRMATARI DEL PATTO PER L’ARIA dei bambini e delle bambine sono nove deputati: Chiara Braga, Eleonora Evi, Sara Ferrari, Marco Simiani (Pd); Giulia Pastorella (Azione); Marco Grimaldi (Sinistra Italiana); Ilaria Fontana, Patty L’Abbate, Elisa Pirro, Pietro Lorefice (M5S). Per affrontare queste questioni al Parlamento da poco è nato anche un intergruppo della commissione Ambiente dedicato ai problemi dell’inquinamento atmosferico e dei cambiamenti climatici per i bambini.

«IL PARLAMENTO – CONCLUDE Anna Gerometta – ha il compito di indirizzare le azioni a livello nazionale, regionale o locale, per proteggere la salute del futuro del nostro Paese che, oggi, è del tutto indifeso». Il Patto chiede ai Parlamentari di essere portavoce del diritto di respirare aria pulita come declinazione dei diritti alla tutela della salute e ad un ambiente sano che discendono dalla nostra Costituzione; utilizzare le indicazioni della comunità scientifica come guida delle decisioni che possono influire sull’inquinamento atmosferico, favorendo altresì il dialogo con le associazioni, la società civile e le amministrazioni; promuovere e proporre, ogni qualvolta possibile e in ogni politica, strumenti normativi e amministrativi e misure che contribuiscano a migliorare la qualità dell’aria; proporre un piano di informazione della popolazione sul tema dell’inquinamento atmosferico, dei suoi rischi e delle azioni utili a limitare l’esposizione.

«SERVONO MISURE DI SALUTE PUBBLICA – sostiene Valentina Bollati, Epiget Lab, Dipartimento Di Scienze Cliniche e di Comunità, Università degli Studi di Milano – che migliorino la qualità dell’aria, il supporto a stili di vita sani, l’accesso a cure prenatali di alta qualità e la promozione di ambienti sicuri e salubri».

LE CONCENTRAZIONI DI INQUINANTI atmosferici sono fortemente influenzate dalla vicinanza alle strade, dalla densità e dal flusso del traffico. Per questo motivo è necessario ottimizzare la viabilità creando «zone ad aria pulita» con restrizioni al traffico attorno alle scuole e agli altri ambienti frequentati da bambini e ragazzi, in modo tale ridurre l’esposizione a PM2,5 e NO2, i cui valori triplicano all’uscita delle scuola dove molti genitori si recano a prendere i bambini in automobile.

INOLTRE, BISOGNA AUMENTARE IL VERDE e gli alberi che riducono gli inquinanti atmosferici, proteggono dal sole, producono O2, assorbono CO2 e riducono le temperature. Le aree verdi offrono anche opportunità per l’attività fisica, lo stoccaggio dell’acqua e la conservazione dell’habitat. L’inquinamento atmosferico ha effetti importanti anche sulla salute psico-fisica negli adolescenti, come spiega Sonia Brescianini, epidemiologa dell’Associazione Italiana Epidemiologia: «Esposizioni prolungate all’inquinamento atmosferico, durante la gravidanza e l’infanzia, aumentano la probabilità di sviluppare episodi psicotici e depressione in adolescenza, sintomi di ansia e depressione in bambini e adolescenti. Un importante studio del 2022 di Armstrong Carter e colleghi riguardante gli effetti a breve termine, riporta che, indipendentemente da eventuali disturbi fisici, gli adolescenti hanno riferito un maggiore affaticamento il giorno dopo che i livelli di NO2 erano più alti».

«SI STIMA – AFFERMA LAURA REALI, pediatra dell’Associazione Culturale Pediatri – che ogni anno in Ue si verificano oltre 1.200 decessi di persone di età inferiore ai 18 anni a causa dell’inquinamento atmosferico. La strategia di prevenzione a lungo termine più efficace per l’inquinamento dell’aria è quella di ridurre la produzione di energia da combustibili fossili, che a sua volta diminuirebbe significativamente anche la crisi climatica e l’inquinamento da plastica. L’Europa mira a rispettare i limiti di qualità dell’aria dell’Oms entro il 2030: è arrivato il momento anche per l’Italia di rendere le nostre città vivibili, sane e a misura di bambino».