Ucraina nella Nato ed F-16 in arrivo al fronte contro la Russia. Tra le dichiarazioni della seconda giornata di discussioni al vertice Nato di Washington ci sono due punti fissi e una variante molto significativa per la diplomazia italiana: la designazione di un rappresentante speciale dell’Alleanza atlantica per il «il vicinato meridionale», ovvero la sponda Sud del Mediterraneo.

È UN SUMMIT CHE INDUGIA poco sulla commemorazione, pur ricordando costantemente che la Nato fu fondata 75 anni fa e che da allora ha contribuito al mantenimento dell’«equilibrio globale». Ma uno dei problemi è proprio questo: Russia, Cina, Corea del Nord e potremmo aggiungere anche l’India di Modi e il Brasile di Lula, in quest’ordine ormai si sentono stretti. I vertici statunitensi lo sanno e sembra che il mandato comunicativo sia stato proprio quello di andare all’attacco.

«La Russia può essere sconfitta e dovrà essere sconfitta» ha dichiarato Joe Biden in apertura dei lavori. Non solo da sovvenzionata della Nato, ma da membro effettivo, in quanto il percorso di adesione di Kiev all’Alleanza è «irreversibile». Sul termine sembra che si sia trovato un accordo trasversale, stando ad alcuni alti funzionari citati dalle agenzie di stampa. Particolarmente prodigo di commenti l’attuale Segretario generale della Nato Stoltenberg, in carica fino al prossimo primo ottobre quando sarà sostituito da Mark Rutte, che spera «che gli alleati possano trovare un accordo anche nella formulazione sull’adesione. Fino a quando non ci sarà questa dichiarazione non possiamo dire nulla in merito, ma stiamo negoziando mentre ne parliamo, proprio della formulazione linguistica».

IN ATTESA DEL COMUNICATO finale, tuttavia, si sa già che due dei più importanti Paesi della Nato, Usa e Germania, sono contrari a un ingresso dell’Ucraina nell’Alleanza nel breve termine. Fonti interne alla Nato hanno dichiarato che il summit di Washington potrebbe concludersi come quello di Vilnius del 2023. «Gli ucraini erano piuttosto irritati quando hanno concluso che la porta era aperta, ma non così tanto. E credo che lo scenario per il vertice di Washington sia lo stesso» hanno dichiarato le stesse fonti, citate in forma anonima.
Laconico il commento di Mosca: «L’Ucraina non è ancora stata accettata nella Nato poiché gli alleati non hanno deciso come dividerla» ha dichiarato la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova.

IN QUESTA INDECISIONE gli F-16 potrebbero essere il palliativo per le aspettative atlantiche di Kiev. Secondo il Segretario di Stato Usa, Antony Blinken: «i Paesi della Nato hanno iniziato a trasferire gli F16 all’Ucraina». Zelensky dal canto suo ha subito palesato la lista: «Fino al momento in cui non avremo 128 jet, non potremo paragonarci ai russi nel cielo. In ogni caso, sarà difficile». Dal maggio del 2023 diversi Paesi si sono impegnati a fornire circa 85 caccia F-16 (di fabbricazione statunitense) all’Ucraina, ma i tempi sono ancora molto incerti. Sappiamo che i piloti ucraini si stanno addestrando in diversi Paesi alleati ma, a parte l’insofferenza dei vertici di Kiev, non sono mai state fornite indicazioni chiare. In ogni caso, secondo il presidente ucraino in versione junghiana «gli F-16 ci avvicinano un po’ di più alla pace». In ogni caso, ieri il primo ministro norvegese ha dichiarato che «entro la fine dell’anno» Oslo trasferirà «sei F-16 in Ucraina».

A PROPOSITO DI ARMI il presidente ucraino ha ringraziato gli Usa per gli ulteriori sistemi di contraerea Patriots promessi dalla Casa Bianca martedì ma ha dichiarato che «non è abbastanza, non è mai abbastanza». Il presidente Biden in apertura aveva annunciato non solo l’invio di Patriot, ma anche di Samp-T (il sistema di difesa aerea italo-francese). Un annuncio simile è stato fatto dal cancelliere tedesco Scholz, che ha invitato i vicini europei a fare altrettanto. In cambio, secondo alcune indiscrezioni, gli Usa avrebbero promesso di installare missili a lungo raggio in Germania a partire dal 2026.

Non è mancato un monito alla Cina che, «in quanto membro del Consiglio di sicurezza dell’Onu», dovrebbe interrompere «ogni sostegno materiale e politico alla Russia» secondo le prime indiscrezioni sul testo della dichiarazione finale del summit.