Entra in sciopero della fame l’acampada operaia che da due settimane ha messo le tende nei giardini degli uffici regionali a Novoli. Una decisione presa dalla Rsu Qf ex Gkn dopo che il governatore Eugenio Giani ha dato buca ai lavoratori, dopo aver peraltro assicurato di voler vedere faccia a faccia chi da sei mesi non ha né stipendio, che pure gli spetta per legge, né alcun tipo di ammortizzatore sociale.

A sostenere gli operai è arrivata anche l’assemblea congiunta dei delegati delle Rsu di Regione Toscana, Arpat, Arti e Irpet, che ha fatto inutilmente pressione perché il presidente Giani, “che si era assunto l’impegno di incontrare i rappresentanti del Collettivo di Fabbrica per avviare il dialogo in merito alla proposta di legge per la costituzione e il funzionamento dei Consorzi di sviluppo industriale, finalizzati alla realizzazione di poli di eccellenza nel settore della mobilità alternativa e delle energie rinnovabili”, passasse dal dire al fare.

L’avvio dello sciopero della fame arriva dopo l’ennesima, lunare chiusura del liquidatore dell’azienda in capo al “latitante” di lungo corso Francesco Borgomeo all’ultima, recentissima sentenza del Tribunale di Firenze, che venerdì scorso si pronunciato a favore di un ricorso ai sensi dell’articolo 700 del codice di procedura civile, patrocinato dalla Fiom e presentato da un operaio. Il giudice ha imposto alla Qf di Borgomeo il pagamento delle retribuzioni a partire dal gennaio scorso.

“Dopo i due articoli 28 che hanno annullato i licenziamenti sia nel 2021 che pochi mesi fa – commentano i metalmeccanici della Cgil – la giustizia ci dà nuovamente ragione. La Fiom insieme alla Rsu continua a chiedere che sia discussa in tempi brevi la proposta di legge regionale dei lavoratori sui consorzi industriali pubblici, e il commissariamento dell’azienda da parte del governo. Non abbiamo mai lasciato soli i lavoratori, e continueremo a sostenerli fino alla ripresa dell’attività produttiva”.

Da parte sua l’avvocato Andrea Stramaccia, che assiste la Rsu Qf, anticipa: “Grazie a quest’ultima sentenza, i lavoratori che hanno resistito con ogni probabilità avranno ciò che spetta loro. Anche perché l’azienda adesso rischia tanto. E se anche le altre vertenze presentate, quattro personalmente come ricorsi d’urgenza, una trentina presso altri studi legali come cause ordinarie, dovessero avere tutte lo stesso esito, i soldi da sborsare sarebbero tanti. E ci sono gli estremi perché anche con gli altri giudici reggano le motivazioni addotte per questo articolo 700”.

“Ci imbarazza usare un termine come `fame´ – tirano le somme gli operai – in un mondo dove di stenti si muore veramente, a partire dalla tragica situazione in Palestina. Ma questa è ‘la settimana dell’imbarazzo’, “quello di una politica che, in pieno periodo elettorale, non dà risposte a una vertenza che non ha più tempo”.

Di qui le reiterate richieste “di legge regionale subito e creazione urgente di un consorzio pubblico regionale per trattare l’area dello stabilimento di Campi Bisenzio e sottrarla a logiche opache; commissariare Qf per pagare gli stipendi; dare vita a una vera discussione sulla reindustrializzazione, agganciando tra l’altro un ammortizzatore sociale, come previsto dalla legge 234/2021, sulla base della quale i licenziamenti sono stati annullati alla fine del 2023”.