In spregio alla legge Orlando Todde e alle conseguenti decisioni della magistratura, la Qf di Francesco Borgomeo va avanti nella tattica della “terra bruciata”. Questa volta non diserta il tavolo istituzionale in Regione Toscana. Ma, davanti agli enti locali interessati alla vertenza, ai sindacati metalmeccanici e alla Rsu, si rifiuta di anticipare i contenuti del “Piano sociale”, previsto dalla legge nella prospettiva di una reindustrializzazione del sito industriale in cui è stata delocalizzata la produzione. Un Piano necessario anche per “agganciare” una nuova cassa integrazione per i 180 addetti tuttora in forze all’azienda di Borgomeo.

Non solo, Qf addirittura rifiuta di firmare una bozza di accordo di una fin troppo diplomatica Regione. Bozza in cui si valutava, se fosse stato accettato l’accordo complessivo, che a quel punto ci fossero “i presupposti per il conseguente superamento del presidio, anche consentendo operazioni di decomissioning dello stabilimento finalizzate alla reindustrializzazione”. Insomma la fine dell’assemblea permanente operaia e lo svuotamento dei pregiati macchinari della fabbrica di Campi Bisenzio, unico reale obiettivo di Borgomeo e del suo ex(?) datore di lavoro Gkn-Melrose.

Va da sé che Qf conferma che non saranno pagati gli stipendi – dovuti – di gennaio. E, approfittando di una falla nella legge Orlando Todde che non prevede la retroattività dell’ammortizzatore sociale, sul quale per giunta è necessario un accordo sindacale con l’azienda, va avanti nella tattica di lasciare senza alcun tipo di salario quelli che oggi restano a tutti gli effetti i suoi operai. Incurante della sentenza del giudice del lavoro che ha cancellato i licenziamentie, imponendo a Borgomeo e al suo ineffabile commissario liquidatore Gianluca Franchi il rispetto di una legge dello Stato come la Orlando Todde.

Al liquidatore Franchi, che continua a parlare di denunce alla magistratura penale, sostenendo (falsamente, ndr) la mancata agibilità nello stabilimento campigiano, ha subito risposto sia la Fiom fiorentina e nazionale che la Cgil Toscana: “Leggiamo esterrefatti la nota del liquidatore, noi vogliamo quel che vogliono il territorio, i lavoratori e le organizzazioni sindacali: discutere della reindustrializzazione del sito”.

A tirare le somme il Collettivo di Fabbrica: “Il governo ha deciso di ‘elettoralizzare’ il rapporto con i territori che ad oggi non controlla, marginalizzandoli. Avviene con Gkn ma anche con la gestione del post-alluvione. Ma noi non siamo carne da campagna elettorale. E la Regione Toscana non può continuare a subire un simile gioco al massacro. Prenda una decisione politica alta, smetta di gestire il gestibile, e intervenga con gli strumenti a propria disposizione per la creazione di un polo delle energie rinnovabili e della mobilità leggera, sulle ceneri dell’ex industria dell’automotive”. Strumenti normativi, ed anche economici, di cui ogni Regione può in teoria disporre.

Quanto a Borgomeo e alla sue denunce alla procura, il Collettivo di Fabbrica è netto: “Quando le logiche speculative dettano legge, chi finisce sul banco degli imputati sono le società di mutuo soccorso, la resistenza sindacale e sociale. Ma se le logiche speculative raggiungono un simile livello di arroganza, è perché sanno di essere impunite. Loro reclamano lo stabilimento, ma lo stabilimento è già loro. Quello che in verità reclamano è il vuoto. Non hanno e non avevano probabilmente nessun piano industriale. Vogliono completare lo svuotamento, così come magari concordato con Melrose. E poi magari fare una operazione immobiliare sul sito”.