L’alba del 2021 promette di essere politicamente molto intensa per il Portogallo. Quattro i fronti aperti. Primo: la presidenza del consiglio europeo che dal 1º gennaio passerà da Berlino a Lisbona. Secondo: le elezioni per il capo dello stato fissate per il 24. Terzo: una ridefinizione dei rapporti tra i partiti della sinistra parlamentare. Quarto: l’ascesa di Chega (in italiano Basta), la destra populista guidata da André Ventura.

 

SEMESTRE EUROPEO

Non è un momento facile per la storia dell’unione schiacciata tra pressioni sovraniste, austerità e crisi economica. Le difficoltà per l’approvazione del bilancio pluriannuale e per il Recovery Fund, mostrano tutte le fratture che dividono il continente su assi sempre più inconciliabili. E poi c’è la politica estera dove occorrerà ricucire con gli Stati uniti di Joe Biden senza aprire fronti di scontro con la Cina. Infine l’Europa sociale, che, spiega il ministro degli Esteri Augusto Santos Silva, sarà il tema su cui il governo si spenderà con maggior forza. Si tratta in sostanza di rafforzare il Pilastro Europeo dei Diritti Sociali, il cui testo è stato approvato a Göteborg nel 2017. Molti i progetti sul tavolo, ma uno sembra avere più peso di altri: promuovere una direttiva per istituire una bozza quadro per un salario minimo europeo.

ELEZIONI PRESIDENZIALI

Il capo dello stato portoghese, pur essendo una figura poco più che di rappresentanza, è eletto direttamente a maggioranza assoluta. Pochi i dubbi sull’esito di questa tornata, i sondaggi mostrano come l’unica vera incognita riguardi il secondo posto.

L’attuale presidente Marcelo Rebelo de Sousa – centro-destra (Partido Social Democrata – Psd) – dovrebbe vincere facilmente al primo turno essendo accreditato di un 68% dei voti. Rebelo de Sousa ha saputo costruirsi consensi che travalicano abbondantemente i confini del suo partito.

Rispetto alle elezioni legislative dello scorso 2019 c’è stato un travaso importante di preferenze che da tutti i partiti convergono verso l’attuale presidente: il 70% degli elettori del Partido Socialista (Ps), il 25% del Bloco de Esquerda (Be) e il 16% del Partido Comunista Português (Pcp).

GOVERNO E ROTTURA A SINISTRA

Contrariamente all’esperienza della Geringonça (2015-2019), in cui le sinistre avevano stipulato un accordo scritto di legislatura, António Costa (Ps) si è tenuto mani libere e guida un monocolore, senza una maggioranza assoluta, cercando di volta in volta di trovare consensi in parlamento. L’Orçamento do Estado 2021 (Oe2021) varato il 26 novembre scorso è stato approvato con il voto favorevole solo dei socialisti. I comunisti e gli animalisti del Pan (Pessoas Animais e Natureza) si sono astenuti, mentre il Bloco ha votato contro.

Rottura definitiva quindi? Probabilmente no. Intanto perché comunque una mediazione tra le forze progressiste c’è stata, segno che al momento il dialogo è ancora aperto. E poi perché grazie a una complessa geometria parlamentare Be, Pcp, Ps e Pan sapevano che l’approvazione del’Oe2021 non era a rischio. E poi perché l’opinione pubblica, nonostante i numerosi scossoni, e complice una buona gestione della pandemia, sembra vedere con favore un legame anche se tenue, tra Pcp, Be, Pan e Ps. A dircelo sono i sondaggi. I socialisti, in crescita rispetto alle scorse legislative del 2019, sono il primo partito raccogliendo il 37% delle intenzioni di voto, staccando ampiamente il Psd, in calo, fermo al 27%. Terzo partito il Be al 7,9% (in calo di un paio di punti dopo il voto contrario all’Oe2021), i comunisti stabili al 5,8% e il Pan al 6,5%. In sostanza la galassia a sinistra supera abbondantemente la maggioranza assoluta.

IL FATTORE CHEGA

A destra il Cds è ormai al lumicino, passando dal 4,9% delle scorse legislative all’1%, con un ampio transito verso la destra populista dello Chega accreditato al 7,9%. Sommati i voti a destra si fermano al 36%. I rapporti tra le formazioni conservatrici/populiste è in realtà ancora tutto da chiarire. Trattative e aperture sono già in corso, tanto che nell’arcipelago delle Azzorre ne è nata già una coalizione. Sul futuro del Chega molto dipenderà anche dai risultati alle elezioni presidenziali, la conquista del secondo posto per Ventura potrebbe avere un effetto traino capace di aumentare ulteriormente i consensi.

Ana Gomes, la candidata non ufficiale del Partito socialista, e Ventura sono pari al 10%. Interessante vedere da dove provengono i voti: 2,5% dagli elettori del partito socialista, 13% da quelli del Psd, 28% dal Cds, 8% dai comunisti e 5,7% dal Be. Insomma un discreto riposizionamento soprattutto all’interno dei tre partiti di destra, con qualche influenza anche a sinistra soprattutto nel Pcp.