La giustizia europea segna un’altra decisiva vittoria nella battaglia al monopolio tecnologico di Google. La decisione del Tribunale dell’Unione infligge una multa di oltre 4,1 miliardi di euro alla società di Mountain View, accusata di aver sfruttato il sistema operativo Android per consolidare la propria posizione nei motori di ricerca e, di conseguenza, accentrare gli introiti della pubblicità online.

Si tratta di una leggera modifica all’ammenda di 4,3 miliardi di euro, imposta al colosso tech nel 2018 dalla Commissione europea per la concorrenza, in seguito alle denunce di produttori di dispositivi mobili, come Samsung e Huawei, costretti dal 2011 a restrizioni contrattuali anticoncorrenziali e, pertanto, illegali. Gli accordi prevedevano che, all’interno dei dispositivi Android, Google Chrome fosse preinstallato e impostato come motore di ricerca predefinito, a scapito di rivali minori come Bing o DuckDuckGo. L’azienda avrebbe, inoltre, concesso a produttori e operatori di rete mobile il rimborso di parte degli introiti pubblicitari, a condizione che sui loro dispositivi non fossero preinstallate applicazioni di ricerca diverse da Google Search.

Una limitazione estremamente vantaggiosa per la compagnia, che trae l’80% dei propri ricavi dagli annunci pubblicitari sul motore di ricerca. Adesso, tramite una schermata apposita, Google è costretto a consentire agli utilizzatori europei la scelta tra diversi motori concorrenti.

La decisione di venerdì arriva in risposta al ricorso presentato dalla società della Silicon Valley, bocciato quasi integralmente. L’unica rettifica riguarda gli accordi di ripartizione del fatturato per portafoglio che Google aveva stretto con produttori e operatori, che non costituirebbero, di per sé, un abuso. La sanzione, la più alta mai comminata dall’Antitrust europeo, ha subito quindi una lieve riduzione, passando a 4,125 miliardi di euro.

In un comunicato diffuso dai suoi portavoce, la compagnia si è detta «delusa» dalla decisione della Corte di non annullare totalmente la sanzione, dato che Android avrebbe «aumentato e non ridotto le possibilità di scelta» e «supportato negli anni migliaia di imprese di successo in tutta Europa.» Da parte di Google non sembra esserci intenzione, almeno per il momento, di presentare ulteriore ricorso.

La sconfitta del colosso, sostiene il New York Times, ha contribuito a rafforzare ulteriormente l’immagine dell’Unione Europea come uno dei più aggressivi regolatori dell’industria tecnologica del mondo. Attualmente la Commissione europea per l’Antitrust, guidata dalla Commissaria europea per la concorrenza digitale, Margrethe Vestager, starebbe investigando anche su Amazon, Apple e Meta.

Già nel 2017 Google era stata multata per la metà della somma, circa 2,4 miliardi di euro, per aver privilegiato Google Shopping, un servizio interno di comparazione dei prezzi, rispetto a quelli proposti dagli altri competitor.