Alla Cop26 di Glasgow ieri si è parlato di trasporti, responsabili di quasi un quarto delle emissioni globali, ma alla fine non ci si è mossi granché.
Se è vero che diversi Paesi e aziende hanno annunciato un piano per fermare, nei prossimi due decenni, la vendita di auto alimentate con combustibili fossili, la benzina o il diesel, per ridurre una fonte significativa di emissioni, lo è anche che l’impatto di queste misure sarà probabilmente limitato: Paesi come gli Stati Uniti, la Cina, ma anche la Francia e la Germania, dove hanno sede importanti casi automobilistiche, non hanno aderito all’«Accordo di Glasgow sulle emissioni zero dei veicoli».

HANNO INVECE FIRMATO, è vero, alcune grandi case automobilistiche – come Ford, General Motors, Mercedes Benz e Volvo – ma altre aziende hanno decisamente preso la distanze, come Bmw, il cui amministratore delegato del Oliver Zipse, come riferisce il tedesco di economia e finanza Handelsblatt, considera l’iniziativa «dannosa per il clima», perché il «divieto» dei motori a combustione interna «non si traduce in un’offerta per l’infrastruttura di ricarica» elettrica. Tra i firmatari dell’accordo ci sono complessivamente 31 Paesi, 11 aziende automobilistiche e 38 regioni e città.

NELL’ELENCO NON FIGURA nemmeno l’Italia. Lo evidenzia Carlo Tritto, Policy Officer per Transport & Environment Italia (ong che promuove la sostenibilità del settore trasporti europeo). Tritto parla di «un’occasione persa» e chiede al governo italiano di «accelerare nelle politiche nazionali dei trasporti e di farsi promotore nella Ue della dismissione delle auto a carburanti fossili entro il 2035». Il nostro Paese, ricorda Tritto, «detiene il record europeo per densità di automobili (655 ogni 1000 abitanti) e non stupisce che il settore dei trasporti sia il principale driver delle emissioni di gas serra italiane, circa un quarto del totale. Come mostrano i recenti dati Ispra, solamente le auto sono responsabili del 16% delle emissioni climalteranti della nostra economia».

PERCHÉ IL PIANO PORTI a risultati concreti, però, manca un passaggio: obiettivi reali stabiliti per legge. Lo spiega Julia Poliscanova, direttore dell’area veicoli e mobilità elettrica di T&E: «I piani di elettrificazione dell’industria automobilistica la pongono davanti ai regolatori sull’azione climatica. Ma questi non si concretizzeranno senza obiettivi reali per porre fine alle emissioni delle auto al più tardi entro il 2035. Gli Stati Uniti e l’Europa, specialmente la Germania e la Francia, devono fare da guida».

L’ALTRO FRONTE APERTO su cui ieri si è concentrata l’attenzione della Conferenza Onu sul clima è il trasporto aereo. A Glasgow è stata lanciata la International Aviation Climate Ambition Coalition, una dichiarazione internazionale – firmata tra gli altri da Regno Unito, Francia e Stati Uniti – che però riconosce che il numero di passeggeri aerei globali e di merci è destinato ad aumentare significativamente nei prossimi decenni, un non senso se l’obiettivo è davvero quello di andare a ridurre le emissioni. In più, il documento fa affidamento sull’Organizzazione Internazionale dell’Aviazione Civile delle Nazioni Unite (Icao) e sul suo schema che prevede di affrontare le emissioni del trasporto aereo attraverso uno schema di «compensazione», cioè senza ridurre le emissioni che dipendono – com’è ovvio – dal numero di voli, dal numero di passeggeri trasportati. Un meccanismo che secondo T&E sarà «solo un’altra distrazione dalle misure reali per ripulire il volo nel breve termine».

SECONDO MATT FINCH, responsabile delle campagne nel Regno Unito per l’organizzazione, «i firmatari dovrebbero seguire l’esempio del Regno Unito e fare il primo passo essenziale di includere la quota di emissioni del trasporto aereo nei loro bilanci nazionali individuali. L’aviazione pulita rimarrà a terra finché gli stati continueranno a sottrarsi alla loro responsabilità individuale di agire».
Intanto, ben 301 organizzazioni hanno scritto ai governi riuniti nella Cop26 per chiedere un impegno concreto per incentivare l’uso della bicicletta nei propri Paesi. Nella lettera si danno anche indicazioni per farlo. Un mezzo a emissioni zero, del resto, lo abbiamo già ed è diffuso in tutto il mondo. Pedalare è facile, s’impara da bambini.