Anche il Sunia e la Camera del Lavoro, nel lanciare sul territorio la petizione popolare nazionale: “Per il diritto all’abitare”, denunciano senza troppi giri di parole che nell’area metropolitana fiorentina la precarietà abitativa ha raggiunto livelli record: “La fascia grigia non esiste più da diversi anni, sprofondando rovinosamente nella fascia rossa, nell’emergenza più profonda, dove trovare un alloggio a prezzi accessibili è diventato impossibile”. A tal punto che si stanno moltiplicando i casi di vincitori di concorsi nella scuola o in altri uffici pubblici che rinunciano all’assegnazione nel capoluogo toscano, dopo essersi resi conto che gran parte dello stipendio se ne andrebbe per pagare affitti in costante, vertiginoso aumento, effetto diretto di un overtourism che non accenna a fermarsi. “Vivere a Firenze è un lusso – tira le somme il Sunia – questa città è diventata inaccessibile a lavoratori, pensionati e studenti fuorisede”. A confermarlo anche una recente indagine della Uil, che segnala come a Firenze i cittadini investano il 70% del loro reddito per i costi dell’abitare.
Ben lo sanno quelli del comitato “Salviamo Firenze”, che dopo essere stati di fatto snobbati dal sindaco Nardella hanno comunque raccolto 11.283 firme per un referendum teso a fermare il progressivo processo di gentrificazione che sta portando la vita di chi abita o lavora in città ai limiti dell’impossibile.
Nel consegnare le firme in Palazzo Vecchio, i promotori della campagna hanno ribadito quello che è ormai un dato di fatto: “Queste firme – spiega Massimo Torelli dell’associazione Firenze città aperta – raccolgono una preoccupazione che abbiamo toccato con mano nelle strade della città, per questo per noi sono pesanti. Dovrebbero esserlo anche per un’amministrazione che si è impegnata a raccogliere nel Piano operativo le nostre richieste di fermare la vendita ai fondi di investimento di palazzi e complessi pubblici destinati a diventare studentati privati, oppure di ex caserme da trasformare in abitazioni extralusso”.
Per respingere la richiesta di un referendum istituzionale, il sindaco Nardella si era impegnato pubblicamente a raccogliere le richieste del comitato Salviamo Firenze nelle osservazioni al Piano operativo comunale: “Ci aveva anche assicurato che il provvedimento sarebbe stato discusso e approvato in consiglio comunale entro questo 2023 – puntualizza Torelli – invece del Piano operativo ancora non c’è traccia”. A confermarlo i consiglieri comunali Bundu e Palagi di Sinistra progetto comune, che hanno sostenuto fattivamente la raccolta delle firme e sono sempre attenti a quanto si muove, o non si muove, dentro Palazzo Vecchio: “Delle osservazioni al Piano operativo comunale non si vede ombra – certificano – forse il sindaco non si ricorda che fra qualche mese finisce il suo secondo mandato”.
Eppure i numeri sul disagio abitativo sono sconfortanti, visto che proprio nell’area fiorentina si concentra gran parte delle 200mila famiglie toscane in difficoltà per la casa, difficoltà accentuate delle decisioni del governo di cancellare il contributo affitto e azzerare il fondo per la morosità incolpevole. I dati del sindacato degli inquilini Sunia raccontano che nei primi sei mesi dell’anno sono state più di 50 le convalide di sfratti alla settimana decretate dal tribunale di Firenze, di cui il 98% per morosità, con la previsione di ben 2.500 sfratti in questo 2023, quasi la metà degli sfratti nell’intera regione, sempre per l’impossibilità a sostenere i costi dell’abitare se solo si perde il lavoro o cala la capacità reddituale.