Viene dallo spazio profondo, la «persona dell’anno 2021» di Time. Il volto scelto dal settimanale americano per la prestigiosa nomina annuale del più influente del pianeta – «nel bene e nel male» – è quello squadrato e leggermente allucinato di Elon Musk, cinquantenne americano nato in Sudafrica, il personaggio che ha fondato Space X per guidare l’uomo nello spazio tra qualche tempo, e Tesla per guidarlo subito a casa senza emissioni e senza pilota.

INCIDENTALMENTE è anche l’uomo più ricco del mondo, anzi, l’uomo più ricco della storia del mondo. Se Terrore dallo spazio profondo, film-cult del ’78 familiarmente noto come “i baccelloni”, ci aveva insegnato a temere ciò che può arrivare da oltre l’atmosfera terrestre, ebbene il baccellone è già sul pianeta.

Le scelte di Time fanno spesso discutere, accade da quasi un secolo – cominciarono nel 1927 incoronando il trasvolatore Charles Lindbergh – ed è il suo bello. Nel bene e nel male in questo caso significa nel bene, anzi benissimo. Il pezzo che spiega la scelta attacca così: «L’uomo più ricco del mondo non possiede una casa e recentemente ha svenduto parte della sua fortuna. Lancia satelliti in orbita e imbriglia il sole. Guida un’auto che ha creato lui, che non usa la benzina e quasi neanche il guidatore. Uno schiocco delle sue dita e il mercato azionario va in estasi o in delirio. Sogna di Marte mentre cavalca la Terra, indomabile e con il mento proteso». A parte il mascellone (vi ricorda qualcuno?), questa descrizione è un incrocio tra Edison, Paperon de Paperoni e Ramsete II, genio denaro e potere al massimo grado. Ed è esattamente così.

QUANDO HA FONDATO la sua società di razzi e satelliti Space X e ha riaperto idealmente lo spazio ai sogni di gloria dell’umanità, Elon Reeve Musk era “solo” multimilionario e andava per miliardario.

Ora lo chiamano zillionaire, diciamo fantastiliardario. La lista dei più ricchi del mondo aggiornata da Forbes gli riconosce oggi un patrimonio personale di 296 miliardi di dollari, cifra che dà un nuovo significato all’espressione “fortuna oscena”. Nel 2019 Musk non era neanche nei primi dieci, nessuno dei quali superava i 100 miliardi. Eppure aveva già fatto Spaxe X, già fatto l’auto elettrica Tesla, già investito in criptovalute che nessuno sapeva cos’erano. Quindi che è successo?

È SUCCESSA LA PANDEMIA. Due anni di iniezioni di denaro dalle banche centrali ai mercati, circa 9mila miliardi di dollari, finiti in ottima percentuale nel mercato finanziario e quindi nelle mani di chi lo controlla. Perché Elon Musk non è un inventore: è un venditore. E un venditore grande abbastanza da far andare su e giù il Dow Jones con un tweet – tanto che la Sec, la commissione che controlla la borsa americana, gli ha legalmente imposto di moderare i tweet.

L’era della pandemia ha portato a Musk circa 240 miliardi di dollari, al 3% di tasse. E almeno quelle le paga: il collega fantastiliardario Jeff Bezos (Amazon) ebbe il coraggio di chiedere un rimborso per la scuola del figlio – e lo ottenne.

ELON MUSK È NATO E CRESCIUTO a Pretoria (Sudafrica) nel 1971, da madre modella canadese e padre ingegnere e speculatore edilizio sudafricano. Scuole, liceo, e poi per scansare il militare obbligatorio in Sudafrica università di Pretoria prima, e poi Canada e Stati uniti – era il maggio 1989, Nelson Mandela era ancora prigioniero e l’esercito sudafricano non aveva questo grande appeal. Mandela uscì qualche mese dopo ma Musk non rientrò più in Sudafrica fino all’esenzione definitiva dalla leva.

Tra il Canada e gli Stati uniti prende due lauree e viene accettato per un dottorato a Stanford ma dura pochi giorni: sono gli anni Novanta, la Silicon Valley frigge di idee, tecnologie e miliardi in circolazione, e con il fratello minore Kimbal fonda Zip2 in un ufficetto di Palo Alto, California: produce e sviluppa mappe cittadine turistiche sul web, in quattro anni vende la società a Compaq per 300 milioni di dollari. Con quel patrimonio fonda un servizio di pagamenti elettronici che diventerà PayPal e in poco tempo lo vende.

Altri milioni, con i quali si comincia a fare sul serio: Space X nasce nel 2002 perché il geniale mercante vuole partecipare a una nuova corsa nello spazio e i russi a cui si rivolge per comprare missili balistici intercontinentali se li fanno pagare troppo cari. Di passaggio prende la malaria e quasi ci muore, si sposa e divorzia tre volte (due con la stessa donna), perde un figlio di 10 settimane per sindrome da morte improvvisa.

Nei tentativi per lanciare un oggetto in orbita (ci vorranno tre lanci, i primi due tornarono giù in una picchiata di gravità e soldi buttati), nel 2007 si impossessa di Tesla e dal cimitero dei tentativi per l’auto elettrica tira fuori promesse su promesse fino a superare le molte crisi finanziarie successive.

IL RESTO DEL PASSAGGIO da genio della truffa a grande imprenditore è storia recente, costellata di generosi finanziamenti pubblici americani: Spaxe X è partita con un contratto da oltre 400 milioni di dollari per un veicolo lunare e pochi mesi fa ha firmato un contratto multimiliardario ed esclusivo con la Nasa per mandare i prossimi uomini sulla Luna. Per finanziare il progetto ha venduto di botto il 10% di Tesla, le tasse che ci ha pagato hanno mantenuto il ministero del commercio per tutto l’anno.

Ed è forse questa la chiave del personaggio e della sua rilevanza. Un sognatore, un innovatore, un geniale commerciante almeno quanto un pagliaccio (oltre a terremotare le borse, sul suo account Twitter da 66 milioni di seguaci ogni tanto aggiorna in diretta sulle sue cagate. Letteralmente: «sono sul trono di porcellana», «ecco che mando alcuni amici in piscina», «ecco che fanno splash» eccetera). Ma soprattutto un fantastiliardario, nell’epoca in cui i ricchissimi e i banchieri hanno sostituito le pop star e gli attori come guide per salvare il pianeta.

NELL’ELENCO di «uomini dell’anno» di Time erano già apparsi Bill Gates e Mark Zuckerberg, ma tempo fa – e del resto ci fu anche Adolf Hitler nel 1938, oltre a una quindicina di presidenti americani. Ma oggi gli ultraricchi “tirano”, come già certificato dal recente vertice climatico di Glasgow, il Cop 26, dove invece di attivisti e ministri dell’ambiente il parterre era zeppo di banchieri e consulenti finanziari – e dove Bank of America, il fondo-mammuth Black Rock, Goldman Sachs, Wells Fargo, i Lloyds, Moody’s, Bloomberg e altri 450 nomi del settore hanno dato vita alla Financial Alliance for Net Zero al grido di «solo noi abbiamo i soldi per salvare il pianeta» – e questo «abbiamo» è interessante: i banchieri non »hanno» i soldi dei risparmiatori, li gestiscono e basta, ma provate a spiegarglielo.

DOPO GLASGOW, a metà novembre, sul New York Times Thomas L. Friedman – grande editorialista di esteri, tre Pulitzer, quarant’anni di carriera – aveva scritto una lunga analisi che citava «Padre Profitto» (maiuscole nell’originale) ed era riassumibile così: «Abbiamo bisogno di un bel po’ meno Grete Thunberg e di un bel po’ più Elon Musk. La bella notizia? Sta accadendo».
Si è beccato qualcosa come 1.141 commenti dei lettori, che la redazione ha selezionato come al solito in proporzione ai pro e ai contro. La bella notizia? Erano tutti contro. E i lettori del New York Times non sono nemmeno bolscevichi.

Errata Corrige

Il creatore fantastiliardario di Tesla e Space X, ricco più ricco della storia del mondo, secondo la rivista Time è anche l’«uomo dell’anno». Storia di un genio sospeso tra Edison, Paperon de Paperoni e Ramsete II