«Non ho mai visto nulla del genere». Così il deputato e co-portavoce di Europa Verde Angelo Bonelli commenta la vicenda che ha appena denunciato e sulla quale sta preparando una interrogazione parlamentare che verrà firmata da tutto il gruppo di Alleanza Verdi Sinistra sulla composizione della commissione tecnica che dovrebbe riscrivere le norme sull’ambiente.

Come avete scoperto questa storia?
I nostri uffici monitorano costantemente le attività del ministro, in questo caso si trattava di un decreto interministeriale dunque non era una roba particolarmente segreta. Ci troviamo di fronte a un organismo che deve riscrivere tutta la legislazione ambientale, un fatto che ha un’importanza che definirei storica.

Cosa vi allarma?
È preoccupante che studi legali che hanno lavorato con Eni, Astaldi o il legale di Caltagirone abbiano a che fare con questa commissione. Ci sono anche soggetti che curano gli interessi dei titolari di gestione dei rifiuti e non mancano i trombati, candidati alle elezioni nelle liste della destra e non eletti che vengono ripescati per l’occasione. Questo governo dice che vuole far decidere i cittadini, ma mi pare evidente che tra extra-profitti sull’energia e cose del genere in verità fa decidere ai grandi gruppi il futuro dell’Italia.

Che temi disciplina il codice ambientale?
Stiamo parlando di tutto ciò che riguarda l’ambiente. Dalle procedure di impatto ambientale che danno il via ai progetti alle bonifiche, fino alla decisione sui valori in base ai quali un terreno si definisce inquinato, le concentrazioni delle sostanze nel suolo, le modalità di smaltimento dei rifiuti e la disciplina sulla bonifica. Si tratta dell’ossatura normativa della tutela della ambiente. Alla scrittura della quale in questo paese partecipano coloro i quali in giudizio hanno difeso gli interessi delle grandi aziende dell’edilizia, dei rifiuti e dell’energia. La mission di questi studi legali è esplicita: rivendicano di avere maturato esperienza nelle società che operano ad esempio nell’estrazione di idrocarburi.

Una scelta del genere in che posizione ci mette nei confronti dell’Europa?
Il governo italiano storicamente ha sempre violato gran parte delle direttive europee ambientali. Ma ora siamo di fronte a un codice che verrà scritto anche da gente che sostiene il ritorno all’energia nucleare. Del resto stiamo ancora aspettando il decreto energia, la cui bozza prevede che si possa trivellare anche entro le nove miglia marine: cioè in posti come il golfo di Napoli, quello di Sorrento, le isole Egadi, il delta del Po. Pensiamo anche a cosa significhi mettere mano alle normative da parte di chi vuole costruire il ponte sullo Stretto. C’è la volontà dichiarata di questo governo di fare in modo che la tutela dell’ambiente non sia un elemento fondamentale della politica ma una cosa da demolire perché rallenta lo sviluppo.

La destra su questi temi ha un approccio ideologico?
Ripeto: non avevo mai visto nulla del genere. Giorgia Meloni ogni voglia che in aula si parla di queste cose si rivolge a me dicendo di voler contrapporre al mio ambientalismo ideologico un ambientalismo pragmatico. Eccolo qui il suo pragmatismo: pensiamo ancora ai rischi del consumo di suolo nei comuni di cui ci parla l’Ispra. O pensiamo al cosiddetto Piano Mattei, che prevede lo sfruttamento coloniale delle risorse africane e la creazione di infrastrutture di rigassificazione in Italia. Questo decreto sulla commissione è scandaloso ed è in linea con tutto ciò. Per questo parliamo di golpe nei confronti dell’ambiente.