L’importante è circoscrivere, sviare, non parlare di caporalato e tanto meno di razzismo. Davanti alla vergogna della morte di Satnam Singh e al quotidiano e sistematico sfruttamento del lavoro migrante nel suo feudo dell’Agro Pontino, la destra che guida il governo Meloni si limita a colpevolizzare il «datore di lavoro». Precisando però subito che si tratta di un «caso isolato» e difendendo la «categoria» e «la filiera agricola», tanto brava, sana e cara.

Se Giorgia Meloni, dopo giorni di silenzio, si era limitata a un illogico «sono atti disumani che non appartengono al popolo italiano, e mi auguro che questa barbarie venga duramente punita», ieri è toccato a suo cognato Francesco Lollobrigida andare oltre nell’isolare il caso di Satnam dai comportamenti del suo settore di responsabilità. La morte è avvenuta «per colpa di un criminale» e non deve portare a demonizzare tutte le imprese agricole: «In queste situazioni può accadere che ci sia una criminalizzazione di uno degli anelli della filiera. Può capitare quindi che si criminalizzi, di fronte a episodi gravi come quello di Latina, anche tutte le imprese agricole», ha detto Lollobrigida sottolineando che «queste morti non dipendono da imprenditori agricoli, dipendono da criminali», citando poi un atto vandalico ai danni di un’associazione agricola in Lombardia.

Lollobrigida ha parlato a margine dell’incontro organizzato assieme alla ministra Calderone con sindacati e categorie di impresa a cui ha partecipato per non più di un’ora, annunciando però che «il tavolo resta aperto, anche a interlocuzioni non formali, nelle prossime ore potrebbero esserci delle modifiche su alcuni aspetti del decreto Agricoltura o emendamenti specifici che potranno essere presentati su sollecitazione dei sindacati o dei datori di lavoro per velocizzare alcuni processi di correzione di rotta in vari ambiti, tra cui anche il caporalato».

UN’ORA DI INCONTRO, TANTO GLI È bastato per spiegare a tutti la situazione e la bontà dell’azione del governo: «l’Italia «ha diritti dei lavoratori molto avanzati» e che «i diritti umani e dei lavoratori devono essere più centrali negli accordi di scambio» (sic). Sarà per questo forse che solo oggi il governo, per mettersi a posto la coscienza, ha deciso di concedere a Soni, la moglie di Satnam, un permesso di soggiorno, di «sei mesi rinnovabile», ha anticipato Lollobrigida – ma solo per motivi di «protezione speciale», ai sensi dell’articolo 18 del Testo Unico dell’Immigrazione, mentre i tanti migranti indiani sfruttati nella stessa azienda rimarranno invece irregolari, dunque sempre sfruttati e ricattabili.

QUANTO ALLA MINISTRA Calderone, silente fino a giovedì se non per complimentarsi con una sedicente operazione contro il caporalato in Campania, il deludente e fumoso esito del tavolo ha rafforzato la sua vuota capacità dialettica, limitata a banali luoghi comuni: «Abbiamo avuto un incontro per ragionare insieme ma per prima cosa dire in modo chiaro, netto e senza possibilità di fraintendimenti, che lo scopo di tutti è dichiarare guerra al caporalato». «Combattere il caporalato – ha proseguito – vuol dire certamente intensificare i controlli, aumentare il numero delle assunzioni degli ispettori per il 2024» per cui «sono stati già banditi i concorsi su base regionale per contrastare in maniera più efficace il caporalato anche con banche dati più puntuali».

NEL MERITO, IL TAVOLO è stato molto deludente. «Sono arrivate per lo più promesse – attacca la Flai Cgil – : un aumento dei controlli anche incrociando le banche dati, un aumento del numero degli ispettori per le rilevazioni “sul campo”. Bene – commenta il segretario nazionale Fiatti – ma se insieme non si affronta il problema alla radice cancellando leggi come la Bossi-Fini, si andrà poco lontano, compreso il cosiddetto “decreto flussi”, che si sta dimostrando insufficiente e dannoso, troppe lavoratrici e lavoratori continueranno a essere invisibili, con il permesso di soggiorno sempre a rischio, facile preda di caporali e imprenditori senza scrupoli. Per giunta non è stato preso alcun impegno sui fondi del Pnrr stanziati per il superamento di quella autentica vergogna che sono gli “insediamenti informali”, ghetti dove migliaia di migranti sopravvivono in condizioni indegne di un paese civile», ricordando lo sciopero e la manifestazione di oggi pomeriggio a Latina».

CRITICA ANCHE LA CIA, la confederazione italiana agricoltori: «Non basta solo esprimere profondo cordoglio, serve fare di più e valorizzare e tutelare le tante aziende agricole che operano nella legalità – dichiara il presidente Cristiano Fini – riguardo al Decreto Flussi bisognerebbe innanzitutto creare una black list nella quale inserire quei datori di lavoro che nei click day precedenti, pur avendo ottenuto il visto d’ingresso per i lavoratori richiesti, non hanno poi formalizzato il contratto di soggiorno e, quindi, l’assunzione, inibendole per almeno tre anni», conclude il presidente Cia Fini.